sabato 21 febbraio 2015
L'Organizzazione internazionale per le migrazioni ha raccolto i racconti dei migranti arrivati in questo mese. Sfruttamento, estorsioni, uccisioni: l'odissea prima di imbarcarsi.
Libia, allarme Oim: trafficanti sempre più violenti
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A febbraio 2015 sono arrivati in Italia circa 4.300 migranti, 3.800 dei quali soltanto nel periodo tra venerdì 13 e martedì 17. La maggior parte dei migranti sono originari dell'Africa sub-sahariana. Gli operatori dell'Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) hanno parlato negli ultimi giorni con decine di migranti provenienti dalla Libia, per lo più di origini africane. Il resoconto di tali colloqui è stato raccolto dal Redattore Sociale: "Domenica scorsa, 15 febbraio, sono stati portati a Lampedusa 1.215 migranti, grazie ad almeno 6 operazioni di salvataggio portate a termine dalla Guardia Costiera Italiana, dalla Guardia di Finanza, e da navi mercantili. La maggior parte è stata tratta in salvo a 100 miglia nautiche a sud di Lampedusa", ricorda l'Oim. Tra gli sbarcati a Lampedusa c'era anche una neonata di 3 mesi. Sua madre, originaria della Somalia, ha descritto dettagliatamente alla ricercatrice Oim Marzia Rango il duro viaggio attraverso il deserto per raggiungere la Libia. Ha partorito in Libia in un edificio noto ai migranti come "casa di collegamento", nella quale ha vissuto tre mesi e dove è stata vittima di soprusi nelle mani dei trafficanti. Ha anche detto all'Oim che ha visto molti morire durante la traversata nel deserto ed i loro corpi sono stati abbandonati dove sono caduti. Tra i migranti ci sono anche donne e minori non accompagnati. Un quindicenne ha raccontato di aver viaggiato da solo, dalla Siria. Famiglie siriane e palestinesi hanno percorso la rotta che passa per il Sudan, arrivando lì in volo da Amman, Beirut o Istanbul, per raggiungere Khartoum. Da lì, hanno attraversato il deserto per arrivare in Libia. "Questa è una delle poche alternative che hanno a disposizione - ricorda l'Oim -, da quando il governo algerino ha reso estremamente difficile a persone di queste nazionalità ottenere dei visti. Per questo motivo, la rotta che passava attraverso l'Algeria è stata ora sostituita da quella che passa attraverso il Sudan". I resoconti sui periodi e le condizioni di permanenza in Libia sono molto diversi fra loro: i migranti hanno raccontato di essere rimasti nelle case di collegamento per un periodo che andava dai 5 giorni ai 2 anni. Tutti gli intervistati hanno descritto la situazione come un vero stato di guerra. Tripoli stessa è ora sotto attacco; molti migranti asseriscono che è estremamente pericoloso rimanere nella città. "Alcuni migranti arrivati a Lampedusa hanno raccontato di aver dovuto dato ai trafficanti cifre relativamente modeste (400 dollari) per potersi aggiudicare un posto sui piccoli gommoni usati dai trafficanti in quest'ultima ondata di arrivi. Altri, invece, raccontano di essere rimasti bloccati anche per un mese nelle case di collegamento libiche: spesso erano in 100 a dover condividere una o due stanze e un bagno". I migranti arrivati nella Sicilia orientale hanno riferito di aver pagato e tra 700 e 1.000 dollari per persona. I siriani dichiarano di aver dato ai trafficanti fino a 1.500 dollari, ma è possibile che i prezzi siano scesi a causa delle condizioni meteo proibitive. "La Libia è un posto molto pericoloso per i migranti, e la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente - ha riferito Federico Soda, direttore dell'Ufficio di Coordinamento dell'Oim per il Mediterraneo a Roma -. Queste persone hanno bisogno di aiuto, occorre soccorrerle non appena partono". Molti hanno raccontato che venivano direttamente dai centri di detenzione, e che erano obbligati a pagare le guardie per poter essere rilasciati. Le guardie poi li hanno portati al punto di partenza, Garabouli, una città costiera a 15 km di distanza da Tripoli. Sono partiti da lì con "barche di plastica" sovraffollate, che trasportavano dalle 90 alle 120 persone ciascuna. Un ragazzo diciassettenne del Gambia ha detto di aver lavorato in Libia per un anno, mandando i soldi guadagnati alla famiglia. Ha spiegato che ha dovuto lasciare la Libia per la situazione proibitiva per i migranti, sistematicamente vittime di violenze ed estorsioni, specialmente chi proviene dall'Africa sub-sahariana. "Le testimonianze hanno confermato quanto i trafficanti stiano diventando sempre più violenti nei confronti dei migranti, sia nelle cosiddette 'case di collegamento', nelle quali aspettano per giorni o settimane prima di potersi imbarcare, che nei punti di partenza", ha aggiunto Soda. Un adolescente della Guinea Bissau ha raccontato del suo viaggio per la Libia, attraversando il Senegal, Mali, Burkina Faso e Niger e di come i militari libici gli abbiano sottratto il cellulare al confine. Ha poi raccontato dei tre mesi che ha passato nel paese, sfruttato come operaio edile, e vivendo in condizioni veramente dure; ha dovuto assistere all'omicidio di tre dei suoi compagni per mano dei loro sfruttatori. Lui stesso è stato ripetutamente percosso: "Non augurerei di arrivare in Libia neanche al mio peggior nemico".
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