giovedì 12 maggio 2016
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MILANO È un fenomeno di recente osservazione che tuttavia il Ministero dell’Istruzione sta monitorando con particolare attenzione. L’aumento degli alunni stranieri con disabilità certificata sta assumendo proporzioni addirittura superiori all’incidenza stessa degli immigrati sul totale degli studenti. Se, infatti, i non italiani rappresentano il 9% circa degli iscritti alle scuole di tutti gli ordini e gradi, l’incidenza degli stranieri sul totale degli alunni con disabilità arriva al 12%. Complessivamente, si tratta di 28.117 persone (di cui 8.921 femmine) con un aumento, in un solo anno, di 1.491 unità. Considerando l’andamento dal 2007-2008, quando gli alunni stranieri disabili erano 11.760, l’incremento è stato ancora più importante. «L’aumento delle certificazioni di disabilità è un fenomeno che va tenuto sotto controllo», ha spiegato Vinicio Ongini della Direzione generale dello studente del Ministero dell’Istruzione, presentando i dati del quinto Rapporto Miur-Ismu sugli alunni con cittadinanza non italiana. «Da un lato – ha osservato – vi è senz’altro il miglioramento delle diagnosi ed è possibile che fenomeni che prima sfuggivano alla rilevazione diagnostica oggi invece vengano rilevati con maggiore puntualità. Le ragioni di questo progressivo aumento possono essere molte – ha proseguito Ongini –: gli alunni con disabilità, con il prolungamento dell’obbligo scolastico, frequentano la scuola per un maggior numero di anni. C’è inoltre una maggior disponibilità di questi studenti a frequentare anche dopo il biennio obbligatorio». A giudizio dei ricercatori che hanno compilato il Rapporto Miur-Ismu, c’è anche un motivo di preoccupazione nell’aumentata presenza di stranieri disabili a scuola ed è l’aumento delle certificazioni di disabilità. «La definizione medica di problematiche educative deve essere una scorciatoia da evitare – ha proseguito Ongini –. Per questo serve una formazione diffusa degli insegnanti, dei dirigenti e degli operatori scolastici in generale, per affrontare questo problema tutti insieme». Paolo Ferrario © RIPRODUZIONE RISERVATA
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