venerdì 26 aprile 2013
​Merci destinate alla Oil Projects Company dell'Iraq. Accolta parzialmente l'istanza dei legali. Si rischia un danno economico di 27 milioni di dollari.
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​La Procura di Taranto ha disposto il dissequestro e la restituzione all'Ilva dei prodotti finiti e semilavorati destinati alla Oil Projects Company dell'Iraq, accogliendo parzialmente l'istanza dell'Ilva. Per lo sblocco dei prodotti sequestrati rimanenti, l'istanza è stata girata al gip Patrizia Todisco. I legali dell'Ilva, nell'ultima istanza alla Procura per la restituzione dei prodotti finiti e i prodotti sequestrati, avevano sostenuto che se non fossero stati spediti entro il 5 maggio prossimo, ci sarebbe stato automaticamente un danno economico di circa 27 milioni di dollari, che sarebbero chiesti quale risarcimento allo Stato italiano. Il mancato dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati dell'Ilva (un milione e 700 mila tonnellate, valore commerciale per l'azienda un miliardo di euro) avrebbe costituito una "negligenza inescusabile", un "diniego di giustizia" e in ogni caso una "violazione della normativa comunitaria", in relazione alla quale "lo Stato italiano è responsabile anche in caso di colpa non qualificata del magistrato, ove sia stata commessa una violazione manifesta del diritto vigente". Questo si legge nell'istanza depositata in Procura a Taranto.TRA STRAORDINARI E CONTRATTI DI SOLIDARIETÀL'Ilva da un lato fa ricorso ai contratti di solidarietà (secondo l'accordo del marzo scorso che prevede il coinvolgimento di un massimo di 3.749 lavoratori) e dall'altro chiede lo straordinario ai dipendenti di alcunireparti. È quanto denuncia il coordinamento Usb (Unione sindacale di base) di Taranto. "Succede - è detto in una nota - che nel reparto Ofe/Mel alcuni capi, senza curarsi dei lavoratori che sono a casa in solidarietà, sfruttano gli operai con il lavoro straordinario. Ma i sindacati non avevano detto che avrebbero controllato, verificato e combattuto eventuali violazioni dell'accordo?". L'Usb segnala poi un'altra questione. "Le stranezze di questa azienda - osserva il sindacato di base - non sono mai troppe: decine di lavoratori si ritrovano iscritti al sindacato 'aziendalistà nonostante abbiano ripetutamente spedito a mezzo raccomandata le loro disdette. C'è qualcuno che falsifica le firme o si tratta di un mistero come tanti nell'Ilva?". "Chiaramente - conclude la nota - l'Usb ha provveduto a inoltrare un esposto-denuncia e altri lavoratori autonomamente stanno facendo la stessa cosa chiedendo i danni e la restituzione delle somme indebitamente riscosse a loro insaputa".IL SINDACO NEGA L'AVVISO DI GARANZIA"Ho appreso solo questa mattina dagli organi di stampa della mia iscrizione nel registro degli  indagati nell'inchiesta giudiziaria denominata 'Ambiente svendutò. Preciso che a tutt'oggi non ho ricevuto alcunacomunicazione in tal senso, ed ove ciò dovesse accadere, prontamente lo renderò noto alla città". Lo sottolinea in una nota il sindaco di Taranto Ippazio Stefano riferendosi a notizie diffuse oggi dagli organi di stampa relative all'inchiesta legata ai controlli ambientali per la vicenda Ilva che lo vedrebbe coinvolto per le ipotesi di reato di abuso d'ufficio e omissioni in atti d'ufficio. "Il mio stato d'animo - aggiunge Stefano - resta assolutamente sereno, convinto come sono di aver assolto ai miei doveri di sindaco nell'esclusivo interesse della città, a difesa della quale ed in tempi non  sospetti presentai un circostanziato esposto all'autorità giudiziaria sui fatti ambientali della grande industria". Stefano si dichiara "pronto ad essere ascoltato dai magistrati per fornire loro tutti i dovuti chiarimenti in ordineai fatti a me eventualmente contestati".
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