mercoledì 22 maggio 2013
​Il presidente del gruppo è indagato con l'accusa di truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni dalla Procura di Milano. Il gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha concesso gli arresti in casa a Gianni Florido.
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​Il presidente del gruppo Riva Fire, Emilio Riva, è indagato con l'accusa truffa ai danni dello Stato e trasferimento fittizio di beni dalla Procura di Milano, che ha ottenuto anche il sequestro preventivo di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro depositati in un conto sull'Isola di Jersey, uno dei cosiddetti "paradisi fiscali". Il sequestro è stato disposto dal gip milanese Fabrizio d'Arcangelo, riferiscono fonti giudiziarie.Secondo una fonte vicina al dossier e una fonte della Guardia di Finanza di Bari, l'inchiesta riguarda il rientro in Italia, grazie al cosiddetto scudo fiscale, di denaro fatto figurare come patrimonio familiare e che invece sarebbe stato prelevato dalle casse dell'azienda.Oltre a Emilio Riva - già arrestato nel 2012 per l'inchiesta sull'Ilva di Taranto per disastro ambientale - è indagato anche il fratello Adriano. Entrambi, dicono due fonti, sono indagati anche di frode fiscale, e nei loro confronti sono state eseguite alcune perquisizioni.GIP CONCEDE DOMICILIARI A PRESIDENTE PROVINCIAIl gip del Tribunale di Taranto Patrizia Todisco ha concesso gli arresti domiciliari al presidente della Provincia di Taranto Gianni Florido, arrestato il 15 maggio scorso per concussione nell'ambito dell'inchiesta sull'Ilva 'Ambiente svenduto'. Resta in carcere invece l'ex assessore provinciale all'Ambiente Michele Conserva. Florido si era dimesso da presidente della Provincia subito dopo l'arresto. Conserva, che risponde degli stessi reati contestati a Florido (tentata concussione per costrizione e concussione per induzione ai danni di due funzionari della Provincia), si era invece dimesso nel settembre dello scorso anno, due mesi prima di essere arrestato ai domiciliari per altri presunti episodi di concussione con l'aggravante di aver fatto parte di un'associazione per delinquere. L'indagine che ha portato agli arresti del 15 maggio scorso riguarda l'autorizzazione per l'utilizzo della discarica di rifiuti speciali pericolosi Mater Gratiae, all'interno dello stabilimento siderurgico e gestita dall'Ilva. Gli altri due arrestati una settimana fa nella stessa operazione sono l'ex dirigente dell'Ilva Girolamo Archinà, finito prima in carcere e ora ai domiciliari per motivi di salute, e l'ex direttore generale della Provincia di Taranto Vincenzo Specchia, che prima dell'arresto ai domiciliari era segretario generale del Comune di Lecce. Domani il Tribunale del Riesame esaminerà il ricorso presentato dai legali di Conserva (gli avvocati Michele Rossetti e Laura Palomba) contro l'ordinanza di custodia cautelare del 15 maggio. Analogo ricorso è stato presentato dai difensori di Archinà (i legali Gianluca Pierotti e Giandomenico Caiazza), ma probabilmente domani vi rinunceranno.
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