mercoledì 18 maggio 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
Strasburgo: lo Stato non ha protetto la vita e la salute di 182 persone BRUXELLES L’Italia non ha tutelato la vita di 182 cittadini italiani dagli effetti negativi dell’inquinamento prodotto dall’Ilva. È la durissima accusa di cui, da autentico imputato, si trova a rispondere lo Stato di fronte alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che afferisce al Consiglio d’Europa e non ha niente a che fare con l’Ue). È forse il più clamoroso risvolto giudiziario della triste e complicata vicenda del colosso siderurgico a Taranto, oltretutto proprio mentre nella città pugliese ha preso il via la prima udienza del processo italiano per disastro ambientale causato dall’impianto. Ieri la Corte di Strasburgo ha messo lo Stato italiano formalmente sotto processo, ritenendo in via preliminare sufficientemente solide le prove fornite da 182 cittadini di Taranto e dei Comuni limitrofi che, nel 2013 e nel 2015, si sono rivolti all’organismo di Strasburgo. Alcuni rappresentano congiunti deceduti, altri figli malati. Una decisione che tanto più colpisce soprattutto se si pensa che, solo l’anno scorso, la stessa Corte aveva giudicato inammissibile il ricorso dei familiari di una donna morta di tumore nel 2012, giudicando insufficienti le prove per il nesso tra emissioni e malattia. Questa volta, evidentemente, è stato diverso, la documentazione era ben più solida. Secondo fonti della Corte citati dall’Ansa, anzi, la stessa decisione di comunicare i ricorsi al governo indica che le prove presentate sono molto forti. Che i giudici di Strasburgo prendessero molto sul serio il ricorso, del resto, è dimostrato anche dal fatto che la Corte lo scorso febbraio aveva accettato la domanda di trattazione prioritaria del ricorso collettivo, accelerandone l’esame di ammissibilità che normalmente ha tempi ben più lunghi. Il ricorso accusa l’Italia di violazione al diritto alla vita e all’integrità psico-fisica, nonché il diritto al rispetto della vita privata e familiare. «Lo Stato – si legge nel ricorso – non ha adottato tutte le misure necessarie a proteggere l’ambiente e la salute, in particolare alla luce dei risultati del rapporto redatto nel quadro della procedura di sequestro conservativo e dei rapporti Sentieri». Il ricorso contesta il fatto che lo Stato ha autorizzato la continuazione delle attività del colosso siderurgico con i vari decreti 'salva-Ilva', e definisce «inaccettabile che gli abitanti di Taranto continuino ad ammalarsi e morire a causa della scelta dello Stato italiano». Il quale è accusato di «violazione dell’articolo 1 della Carta dei diritti dell’uomo, per non aver predisposto un quadro normativo ed amministrativo idoneo a prevenire e ridurre gli effetti gravemente pregiudizievoli sulla vita e sulla salute dei residenti derivanti dal grave e persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’Ilva». Non basta, i 182 tarantini contestano che in Italia non esiste alcun rimedio per vedersi riconoscere queste violazioni. Per lo Stato italiano sarà un processo molto difficile, soprattutto sarà ardua la difesa dalle accuse. In caso di condanna, potrà trovarsi a dover versare indennizzi elevatissimi. Intanto in serata è stata formalizzata l’offerta di Marcegaglia e Arcelor-Mittal, che costituiranno una joint venture per l’acquisizione dell’Ilva. © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: