mercoledì 9 novembre 2016
Ancora tensione sul ponte a rischio: dopo le scosse, tre pilastri si sono spaccati
Il viadotto di Cingoli e i lunghi anni dell'incuria
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Non c’è alcuna certezza che accada, ma ce n’è ancor meno che non accada. Di sicuro invece c’è che almeno tre piloni di quel ponte sono lesionati (uno dei quali assai seriamente), che sotto la grande campata in cemento armato vi sono 37 milioni di metri cubi d’acqua e poco a valle una diga alta 67 metri e lunga 280. Per il resto, il sindaco ha chiuso la viabilità sul viadotto e continua a lanciare l’allarme: «Non ci dormo la notte». Il presidente del Consorzio di bonifica ribatte dandogli del bugiardo e spiegando che «non esiste alcun 'pericolo Vajont'», anzi «solo pensarlo è assurdo». Intanto, nel verbale dell’ultimo sopralluogo effettuato (il 9 settembre scorso, per verificare la situazione dopo il sisma del 24 agosto), i tecnici lo hanno messo nero su bianco: il peggioramento delle sue condizioni strutturali rende «ancora più urgente procedere a un intervento di consolidamento del viadotto ». E una settimana fa c’è già stata un’interrogazione parlamentare.

Cingoli, provincia di Macerata. Un migliaio di sfollati – per il sisma che va avanti da due mesi e mezzo – e millecinquecento abitazioni lesionate. Eppure il primo problema sembra addirittura essere altro, così sopra uno dei quattro viadotti sul lago artificiale di questa cittadina si può passare solamente a piedi. Disagi, insomma: «Ma dopo due scosse di terremoto, tre pilastri che si sono spaccati e gli ingegneri che ti dicono come le condizioni di questo ponte si siano ulteriormente aggravate, solo uno sprovveduto avrebbe potuto lasciarlo aperto », dice il sindaco, Filippo Saltamartini. Anche perché «gli stessi tecnici, dopo quel sopralluogo, mi hanno detto 'lei ha già rischiato molto ad aver consentito finora la circolazione'».

Tornando a quei tre piloni lesionati, il numero 10, l’ 11 e il 13, nella relazione dopo il sopralluogo del 9 settembre scorso (firmata dai tecnici dello stesso Consorzio di bonifica marchigiano, del Dipartimento di Protezione civile, della Regione e del Comune) si legge ad esempio che al pilone 10 una vecchia lesione «si è prolungata di dieci centimetri», c’è «una nuova lesione» e «un’armatura orizzontale risulta espulsa». O, ancora, al pilone 11 si vedono quattro nuove lesioni e altrettante sono venute fuori al pilone 13. Tutto questo, oltre al «diffuso stato di corrosione delle armature, con distacco di calcestruzzo». Poiché «l’ultimo rilievo risale al 2011 – si legge ancora –, il nuovo quadro fessurativo può esser dovuto a un’evoluzione del fenomeno negli ultimi anni oppure agli effetti del sisma del 24 agosto scorso e successivi». Conclusione? Appunto, «questa evoluzione rende ancora più urgente procedere a un intervento di consolidamento del viadotto». Lo scenario era già preoccupante: «Nel 2012 – continua Saltamartini – una relazione della Protezione civile accertò che questo ponte ha un rischio crollo dell’84 per cento in caso di evento sismico rilevante ». Nemmeno sarebbe finita qui: «Il viadotto ha un grave difetto di costruzione scoperto nel 2007, ma per il quale non si fece nulla, si limitarono a riverniciare ». E c’è ancora un inquietante dettaglio: alcuni sub avrebbero realizzato riprese delle parti immerse dei piloni e raccontano condizioni incredibili... Il presidente del Consorzio di bonifica marchigiano, Claudio Netti, è furibondo: «Sono le bugie a fare danni», ha replicato stizzito ai «pericolosi allarmismi del sindaco».

Affidando il suo pensiero a un comunicato: «Continua incessante l’opera di disinformazione sulla situazione della diga, che non presenta alcuna criticità». Non s’ipotizza tuttavia che possa andare in pezzi la diga. Tant’è che «il problema – continua poi lo stesso Netti – nasce dal famigerato viadotto che doveva essere sistemato dal Comune di Cingoli», invece «questa vicenda chiara come il sole si annovera fra quelle non esemplari di spreco di denaro pubblico ». Sì, ma se venisse giù? «Anche un eventuale crollo del viadotto non provocherebbe alcun danno alla diga», garantisce Netti. Alla diga magari no, ma non si può escludere un’improvvisa, formidabile ondata d’acqua che precipiterebbe a valle... Dove lavorano o vivono circa 3mila persone fra zona industriale e frazioni di Cingoli. Il sindaco non ci sta: «Al Consorzio parlano così forse per nascondere la mancata vigilanza sui lavori, visto che il ponte andava riparato dalla ditta che l’ha costruito, non certo dalla mano pubblica ». E Saltamartini non mostra nemmeno l’ombra di dubbi: «È urgente intervenire. Il Comune ha un progetto, se mi autorizzano a realizzarlo, poi vedremo chi paga».

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