sabato 12 gennaio 2019
«Cerchiamo di dare quegli elementi di cultura, di formazione, di conoscenza della lingua che possano consentire di integrarsi col territorio»
Il vescovo Oliva

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«In Locride si era sviluppato un sistema di accoglienza diffuso sul territorio. Il più noto è quello di Riace ma un po’ in tutti i paesi si era organizzata l’accoglienza attraverso gli Sprar. Adesso con le ultime novità introdotte dal decreto sicurezza vanno spopolandosi e rimane un deserto da questo punto di vista. Gli immigrati sono diminuiti ed è venuto meno questo sistema di accoglienza che creava attorno a sè una scia di solidarietà significativa». Così, con nette parole di denuncia, il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Franco Oliva, analizza la situazione dell’accoglienza nella Locride.

La diocesi ha deciso di mettersi in gioco col progetto 'Insieme si può', andando a supplire ai vuoti creati dal decreto. Come mai?
Avevamo cominciato precedentemente, su richiesta delle autorità civili, ai tempi dell’emergenza sbarchi, mettendo tutte le nostre strutture diocesane a disposizione per l’accoglienza. Per un periodo abbiamo accolto 15 minori non accompagnati a Casa Santa Marta, sede della Caritas diocesana. E poi in altre due strutture ad Africo e Riace per gli adulti, in tutto un’ottantina di immigrati.

Ora fate qualcosa in più...
Abbiamo voluto questa nuova esperienza di accoglienza e soprattutto di integrazione per quanti ancora rimangono seppure con un futuro alquanto incerto. È un progetto di integrazione che accoglie questi immigrati usciti dagli Sprar e che rimangono sul territorio. Cerchiamo di dar loro quegli elementi di cultura, di formazione, di conoscenza della lingua che possano consentire loro di integrarsi col territorio.

Un progetto che è anche a servizio della stessa cittadinanza italiana.
Vuole essere uno sguardo verso le persone con più difficoltà, come le famiglie con disabilità, che non trovano sempre l’accoglienza che sarebbe necessaria per superare le difficoltà. È un modo per essere insieme agli altri come tutti.

Pensare agli ultimi a prescindere dalla nazionalità. Una risposta al 'prima gli italiani'...
Per noi il povero non è chi ha la pelle scura o chiara, chi viene da un’altra nazione o è nato in Italia. Anche se chi si trova in un territorio straniero ha sicuramente maggiori difficoltà. Per noi il povero è chiunque ha bisogno.

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