domenica 15 maggio 2016
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«Trattare diversamente situazioni o relazioni diverse non è fare ingiustizia, all’opposto è proprio quello che la giustizia richiede». E quindi «trattare le convivenze libere o le relazioni omosessuali diversamente dal matrimonio (quindi con diritti e doveri diversi) non è fare ingiustizia: è ciò che chiede la giustizia». Lo ricorda in una nota monsignor Carlo Bresciani, vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto. Per il presule «se lo Stato si preoccupa di promuovere e proteggere i diritti degli individui a scapito della società, alla fine distrugge se stesso e i suoi presupposti». Non solo. «Rivendicare – aggiunge – il diritto all’adozione all’interno delle coppie omosessuali, oltretutto per camuffare una procreazione attraverso l’affitto di un utero (vero e proprio commercio che sfrutta la donna e il suo corpo), non è nascondere dietro parole nobili pratiche molto meno nobili?». Oggi sul settimanale diocesano Bologna Sette viene pubblicata una nota in cui si manifesta «delusione», «amarezza», «stupore» per una legge «con cui il nuovo istituto delle unioni civili viene quasi assimilato alla famiglia naturale, riconosciuta e garantita dalla Costituzione italiana» e «per i toni trionfalistici (degni di miglior causa) con cui alcuni parlamentari e membri del governo» ne hanno salutato l’approvazione.
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