sabato 12 luglio 2014
Lo ha deciso il tribunale dell'Aquila che in un'ordinanza ha designato come capo dell'équipe che dovrà eseguire il trattamento Erica Molino, biologa della "Stamina Foundation".
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Nuovo colpo di scena nella vicenda Stamina. Il tribunale dell’Aquila ha infatti disposto che gli Spedali Civili di Brescia consentano le infusioni del misterioso metodo, proposto come terapia per malattie sinora incurabili e ancora in attesa di un giudizio della Commissione ministeriale, per Noemi, la bambina abruzzese di 2 anni che è stata insieme alla piccola Sofia, toscana, uno dei primi casi sottoposti al discusso trattamento ideato da Davide Vannoni e Marino Andolina. Il giudice ha anche nominato la persona che dovrà curare l’infusione, e anche qui si tratta di una decisione destinata a far molto discutere: si tratta infatti di Erica Molino, la biologa di fiducia di Vannoni della quale nel febbraio scorso il commissario straordinario dell’ospedale bresciano Ezio Belleri scoprì la mancata iscrizione all’albo professionale. La Molino dovrà di fatto sostituire il personale degli Spedali Civili, che da tempo si rifiuta di praticare le infusioni sul cui contenuto – incredibilmente – c’è ancora il mistero più assoluto. Il tribunale aquilano ha sancito che a partire dal 25 luglio Noemi – affetta da Sma1 e che con i suoi genitori nell’autunno scorso era stata accolta dal Papa a Casa Santa Marta – torni ad accedere al protocollo Stamina. La sentenza su Noemi è la terza emessa nelle ultime settimane su casi analoghi: prima dei giudici abruzzesi si erano pronunciati il tribunale di Trapani, che aveva nominato il presidente locale dei medici Giuseppe Morfino come coordinatore per le infusioni su un bimbo siciliano a Brescia a partire dal 16 luglio, e il tribunale di Pesaro, che invece ha individuato come figura di riferimento per un piccolo affetto da morbo di Krabbe lo stesso Andolina, peraltro sotto inchiesta della Procura di Torino.
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