venerdì 3 giugno 2016
​Una clinica californiana in Italia per promuovere i suoi servizi nonostante la pubblicità della maternità surrogata sia vietata in Italia.
CONSIGLIO D'EUROPA Sulla maternità surrogata una battaglia per la dignità
 In tre città la «fiera» delle madri in affitto
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C’è una legge dello Stato assai svillaneggiata per il suo presunto «proibizionismo», e per questo attaccata in ogni sede per smontarne i divieti e lo stesso impianto. Eppure la 40, al centro di decine di ricorsi e di alcune sentenze della Corte Costituzionale che ne hanno alterato vari punti qualificanti, non è mai stata tanto citata positivamente come negli ultimi mesi. Per stornare il sospetto che la nascente disciplina delle unioni di fatto consentisse, tra le complicate pieghe dei suoi commi, di ottenere figli tramite utero in affitto è stata infatti ripetutamente evocato il divieto contenuto proprio nella tanto vituperata legge sulla procreazione medicalmente assistita del 2004: «In Italia non si può, lo dice la legge!», hanno ripetuto in ogni sede i fautori della Cirinnà.Vero, giusto. Peccato che il comma 6 dell’articolo 12 («Chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro») sia violato sotto il naso di chi lo chiama in causa per scongiurare nuovi interventi legislativi in materia. Da qualche giorno il tam tam del Palazzo e di alcune redazioni giornalistiche riferisce infatti dell’arrivo in Italia di rappresentanti della clinica californiana dove Nicola Vendola e il suo compagno Ed Testa hanno ottenuto una gravidanza da madre a pagamento dalla quale il 27 febbraio è nato il piccolo Tobia, concepito col seme di Ed e l’ovocita comprato da una 'donatrice'. L’obiettivo del viaggio dagli Usa nel nostro Paese è strettamente commerciale: proporre quegli stessi servizi vietati dalla legge 40 nel comma tanto lodato. La prova? Sul sito della clinica, la «Extraordinary Conceptions », si annuncia un calendario di incontri in Italia ed Europa per «consulti gratuiti e appuntamenti privati». Ovviamente non viene precisato dove – anche in California sanno del comma 6 –, ma questi incontri avvengono di solito in alberghi che non fanno troppe domande sul contenuto di quel che viene illustrato. In ogni caso, «Extraordinary Conceptions » – che si definisce senza girarci attorno «azienda leader di maternità surrogata» – è a disposizione delle coppie italiane oggi a Firenze e domani e domenica a Milano, mentre mercoledì e giovedì i fornitori americani di madri in affitto e di tutti i servizi accessori (venditrici di ovuli incluse) si sono messi a disposizione a Roma. A offrire il catalogo delle proposte non è un funzionario qualunque ma l’amministratore delegato Mario Caballero, che già l’anno scorso era stato in Italia per un tour analogo a quello che nei prossimi giorni, dopo l’Italia, lo porterà a Ginevra, Zurigo e Barcellona. E chi volesse verificare di persona cosa propone l’azienda californiana? Deve inviare un’email e attendere di essere contattato: non è la prima volta che in incontri del genere si sono infiltrati giornalisti per raccontare il catalogo che mostra in modo spietato come la vita umana sia stata trasformata in merce. «Avvenire» l’ha già fatto due volte nei mesi scorsi, in Italia e in Belgio. E di «extraordinary » ha trovato solo l’angosciante tristezza dei prezzi accanto ai bambini.
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