martedì 2 febbraio 2016
La popolazione ha bloccato la Statale: «Basta con i tavoli inconcludenti. Se non reagiamo, i nostri figli senza futuro».
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Il Sulcis, il territorio del sud della Sardegna che conta 37mila disoccupati su una popolazione di 190mila persone e con una disoccupazione giovanile che marcia sopra il 70 per cento, ieri mattina ha dichiarato guerra alla disoccupazione. Come annunciato da giorni la mobilitazione generale popolare ha preso il via intorno alle cinque del mattino nei punti indicati per i concentramenti. Organizzata dalla Cisl del Sulcis Iglesiente, da varie associazioni varie, dai movimenti delle partite iva, da studenti, artigiani e commercianti, non ha deluso le aspettative.  Da Carbonia, da Iglesias e da tantissimi centri del territorio in tanti hanno invaso le strade, bloccando la Strada Statale 130 alle porte di Iglesias, lo snodo viario di Villamassargia e rallentando il traffico lungo la statale 195 nei pressi di Sant’Anna Arresi, dove transitano i mezzi militari della base militare di Teulada. A sventolare sulle teste dei manifestanti, impegnati a distribuire volantini con i motivi della protesta, o sdraiati sull’asfalto a significare la morte del territorio o impegnati in sit-in improvvisati per bloccare il traffico, c’erano solo le bandiere dei quattro mori, striscioni e fischietti mentre neppure l’ombra di bandiere di partito e di organizzazioni sindacali. Una manifestazione che ha avuto anima e sinergia nel popolo con lo scopo di richiamare l’attenzione di politica e istituzioni nei confronti della gente di un territorio dimenticato. «Se non reagiamo, i nostri figli non avranno futuro – spiegava una manifestante agli automobilisti – e i nostri nipoti non potranno vivere in questo paese». Più articolato il pensiero degli organizzatori: «Rivendichiamo il diritto al lavoro e all’occupazione. Basta con i tavoli che hanno dimostrato solo la loro inefficacia. Il governo deve emanare provvedimenti urgenti per garantire la dignità economica del Sulcis». Un problema sentito anche dalla chiesa sulcitana che ha speso spesso parole di conforto sollecitando le istituzioni e la politica a dare certezze lavorative e dignità alle persone. «Le varie emergenze del mondo del lavoro diventano sempre più un problema globale – ha affermato il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda – le risposte della politica e delle istituzioni sono sempre più urgenti e doverose per superare una situazione di incertezza che continuamente mette alla prova lavoratori e famiglie in un alternarsi soffocante di momenti di speranza e cocenti delusioni». Una manifestazione sostenuta anche dalla Cisl regionale. «La pazienza dei lavoratori non solo nel Sulcis è ormai agli sgoccioli – ha detto il segretario della Sardegna Oriana Putzolu – quello di ieri segna l’inizio di una mobilitazione destinata ad estendersi a tutti i territori dell’isola». Intorno alle 14 sono stati tolti i presidi di Iglesias e sant’Anna Arresi e un’ora più tardi quello di Villamassargia. «Domani (oggi per chi legge)- promette Daniele Mele, un organizzatore- si riprende con altre azioni nei comuni e paesi».
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