giovedì 18 maggio 2023
Il rilevatore Antonio Noto: la maggioranza degli italiani chiede una politica di prevenzione. Sabato la manifestazione a Roma promossa da Pro Vita & Famiglia
La conferenza stampa promossa da Pro Vita & Famiglia

La conferenza stampa promossa da Pro Vita & Famiglia - A. Picariello

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Il sondaggio che non ti aspetti. Il 76% dei cittadini, più di tre italiani su quattro, pensa che «lo Stato dovrebbe dare più aiuti sociali, economici e psicologici alle donne incinte per offrire alternative concrete a chi altrimenti sarebbe costretta o indotta ad abortire». E ancora: il 57% degli italiani pensa che «la maggior parte delle donne sia indotta o costretta ad abortire» e che «non si tratta quindi di una libera scelta». Sono due dei quesiti posti dalla Noto Sondaggi, nella rilevazione presentata all'Hotel Nazionale di Roma nel corso di una conferenza stampa promossa dall’associazione Pro Vita & Famiglia “Facciamo 31: Il dovere costituzionale di proteggere la maternità, promuovere la vita e agevolare la famiglia”.

«Il giudizio degli intervistati – spiega Antonio Noto, curatore del sondaggio – prescinde da riferimenti a questo o quel governo, è un giudizio insufficiente complessivo circa la mancanza di una politica che prevenga il ricorso all’interruzione di gravidanza. Inoltre, emerge con chiarezza – aggiunge Noto - la convinzione di una correlazione molto stretta fra la situazione di povertà e la scelta di abortire». E infatti nel sondaggio (promosso dall’associazione in vista della manifestazione nazionale per la vita in programma sabato pomeriggio a Roma, in piazza San Giovanni, la partenza del corteo è fissata alle 14 da Piazza della Repubblica) il 58% degli intervistati ritiene che «se le donne incinte avessero "aiuti adeguati" la maggior parte degli aborti sarebbe evitata».

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In altre parole, se l’interruzione di gravidanza è prevista da una legge confermata per referendum della maggioranza degli italiani, è altrettanto vero anche che una quota maggioritaria ritiene che dovrebbe darsi spazio anche alla prevenzione – prevista peraltro dalla stessa legge 194, ma completamente trascurata – di quello che resta comunque un dramma, per la donne, spesso costrette dagli eventi.

I dati evidenziano, inoltre, una stretta correlazione a livello locale fra i tassi di natalità più bassi e i più alti dati di abortività. E il 62% degli italiani ritiene che affrontare la crisi demografica dovrebbe essere una priorità. Ed è interessante notare che lo pensano soprattutto i giovani sotto i 34 anni (fascia nella quale la percentuale sale 81%) che appaiono i più preoccupati per il loro futuro, anche per le note implicazione relative alla tenuta del sistema del Welfare e del sistema pensionistico evidenziate dal demografo Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat. Per il 58% degli intervistati under 34 si dovrebbero inoltre «sensibilizzare le donne, anche minorenni, per disincentivare l'aborto».

In cima ai fattori che, nella considerazione generale, sono ritenuti all’origine della scelta di abortire ci sono le difficoltà economiche (per il 36% degli intervistati), seguite dalla difficoltà di conciliazione con la carriera, o con lo studio (13%), difficoltà familiari (10%) solitudine e abbandono (8%). Cruciale la questione del lavoro: l'80% delle donne intervistate ritiene che non ci sia sufficiente possibilità di conciliare vita e lavoro.

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Tutte questioni che rimandano, o almeno dovrebbero rimandare, alla opportunità di un intervento volto a contrastare le condizioni di solitudine o indigenza considerate causa principale di una scelta dolorosa. «Abbiamo aiutato a nascere 940 bambini e nessuna mamma si è mai pentita», racconta Francesca Siena, presidente del Centro di Aiuto alla Vita Ardeatino, a Roma. Una bella esperienza, la sua, che la ha portata alla scelta di abbandonare il lavoro, per dedicarsi a quello di aiutare le madri in difficoltà a condurre in porto la loro gravidanza. Mamme come Mara, «che ora dice sempre: “Quando pensavo fosse finito tutto per me, invece da lì è iniziato”. Il colloquio previsto dalla “194” non si fa. C’è un muro – denuncia – che ci impedisce di portare il nostro aiuto a queste donne che si sentono abbandonate da tutti, e che – se aiutate – poi scelgono di non abortire, e ne sono felici».

Le giovani coppie, per due italiani su tre (67%), non hanno sufficiente libertà e possibilità di formarsi una famiglia. E proprio le misure per la stabilità e la flessibilità del lavoro sono considerate le più urgenti (per il 36% degli intervistati) per favorire la maternità. Una donna lavoratrice per il 73% degli italiani teme, infatti, ripercussioni sul lavoro per la scelta di avere dei figli. «I giovani hanno il desiderio di guardare le stelle – conclude Maria Rachele Ruiu, di Pro Vita & famiglia – ma se il politicamente corretto li racconta all’incontrario, il nostro compito invece è accogliere questo loro desiderio, sostenerli, non lasciarli soli».

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