sabato 28 gennaio 2012
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«Dopo un terremoto come questo, chi vive in zona sismogenica può fare una cosa sola: verificare la statica della propria abitazione e pretendere dal proprio Comune che la scuola dove studia il figlio sia oggetto della stessa verifica...» Alessandro Amato è un dirigente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e questa per i sismologi è una settimana difficile: tre grandi scosse in tre giorni, nessun danno ma tanta paura e il sospetto che sia solo l’inizio.All’Aquila il disastro fu annunciato da uno sciame sismico. Sta succedendo la stessa cosa?I terremoti che hanno interessato il Nord Italia nelle ultime settimane non costituiscono uno sciame sismico. Il sisma di Verona e quelli dell’Appennino Parmense sono diversi, collegati ma diversi, non rientrano in uno "sciame".Allora come si spiegano eventi come quello del 25 gennaio e di ieri pomeriggio?Sono conseguenze dal movimento della placca adriatica, da sempre noto. La placca si muove verso nord e si flette sotto l’Appennino. L’energia che libera produce questi fenomeni, i quali fortunatamente sono molto profondi. Rispetto all’Aquila, ieri l’epicentro emiliano si trovava molto più in basso, di decine di chilometri. In questi casi, i danni sono più ridotti, perchè il movimento tellurico arriva in superficie attenuato dalla distanza, ma le scosse si avvertono in lontananza. Dopo la scossa di ieri, molti emiliani sono scesi in strada e non è stato facile convincerli a tornare a casa. Quanto è giustificato un simile comportamento?La paura è umana, ma non possiamo certo consigliare agli italiani che vivono in aree sismogeniche, dopo una scossa, di trasferirsi fuori casa, non è una soluzione praticabile...Su questo argomento è aperta un’inchiesta che vede indagati dirigenti dell’Ingv, accusati di aver minimizzato l’allarme terremoto nelle ore precedenti il sisma del 2009: è davvero impossibile prevedere un evento tellurico?Quanto al procedimento giudiziario in corso non posso esprimermi. Dico tuttavia che la scienza consente di prevedere dove avverrà un sisma e anche quale sarà la sua intensità, ma non disponiamo delle conoscenze necessarie per sapere quando l’evento si verificherà. Esiste una mappatura completa dell’Italia e possiamo dire che in una certa zona un terremoto capiterà quasi certamente nell’arco di cent’anni, ma non in quale giorno e ora... Lo stesso vale per la profondità?Ovviamente. Non si sottovaluti il fatto che è una variabile decisiva. I terremoti come quello di ieri derivano da fenomeni di grande importanza sismologica, come lo spostamento della placca adriatica, ma provocano effetti molto minori di terremoti crostali, che avvengono più in superficie. Nel 1920 in Garfagnana avvenne uno di questi sismi superficiali e fece molte vittime.Ma allora cosa si può e cosa si deve fare dopo un terremoto come quello di ieri?Dopo un sisma importante, come quello che ha interessato l’Appennino emiliano, la paura è un sentimento comprensibile ma sarebbe più sensato porsi il problema della sicurezza degli edifici in cui si vive. L’attenzione è normale per le case che presentino crepe o lesioni evidenti, ma è opportuno che nell’epicentro si effettuino delle verifiche più approfondite. Gli abitanti delle aree a rischio dovrebbero porsi "ordinariamente" il problema di verificare la statica delle proprie case e di pretendere dalle autorità locali che le stesse verifiche siano effettuate sugli edifici pubblici che utilizzano, a partire dalle scuole in cui studiano i loro figli.
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