domenica 5 dicembre 2010
I 296 milioni del 2007 scesi a 113. Petizione al Quirinale. Cresce il timore per i tagli. Non c’è traccia dei 24 milioni di euro promessi a marzo Intanto la riforma resta ferma a Palazzo Madama.
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Cronaca di una morte annunciata? Sarà eccessivo citare Garcia Marquez per fotografare lo stato di salute del servizio civile nazionale. Ma l’analisi di enti, associazioni e Regioni spinge a pensare al peggio. Se nel 2007 erano 296 i milioni stanziati, quest’anno i fondi sono crollati a 170 milioni. E l’orizzonte è ancora più cupo: solo 113 milioni per il prossimo anno, lo stesso per 2012 e 2013. Tradotti in giovani avviati in servizio, si è scesi dai 51 mila del 2007 ai 19 mila di quest’anno. E non è tutto: la conferenza delle Regioni il 18 novembre, in un parere al governo, ha lanciato un ulteriore allarme: «Il problema non sta nell’assestamento proposto, ma nei ritardi sull’avvio dei giovani selezionati nel bando scaduto il 4 ottobre (l’unico del 2010, ndr). Oltre 15 mila giovani verranno avviati nei primi mesi del 2011, immobilizzando così 97 dei 113 milioni del fondo 2011». Tolti i versamenti Inps, resterebbero per l’anno prossimo solo 11 milioni. «Altro che scuola di cittadinanza attiva per i giovani – commenta il presidente della Conferenza degli Enti di servizio civile Primo Di Blasio – questa sta diventando un’esperienza di nicchia».Oggi, dice la Cnesc, su quattro giovani che si offrono di spendere un anno per la collettività, solo uno viene impiegato. «Se è un anno di educazione civica, dovrebbe intercettare soprattutto i giovani più lontani dall’associazionismo. Con questi numeri succede il contrario. Non vogliamo un servizio obbligatorio, ma lo Stato dovrebbe permetterlo a tutti quelli che lo chiedono». E dire all’estero siamo un modello: «Anche la Francia vive la crisi, ma vuol portare il suo servizio civile da 15 a 80 mila ragazzi in tre anni». A chi insinua che gli enti parlino pro domo sua, la Cnesc replica che «noi mettiamo a disposizione dei giovani le nostre risorse migliori, investendo mezzi e personale». Ma di fronte a selezioni dei progetti sempre più severe, «molti enti stanno rinunciando».Ora la Cnesc spera nel Quirinale, visto che Giorgio Napolitano a marzo aveva confessato di trarre «forza, sostegno, fiducia» dai giovani del servizio civile. Il 15 dicembre, anniversario della prima legge del ’72, gli porteranno le 20 mila firme raccolte col Forum del Terzo settore per la campagna «Basta schiaffi ai giovani, diamo un futuro al servizio civile nazionale».Licio Palazzini, presidente uscente della Consulta degli enti presso l’Ufficio nazionale del servizio civile, segnala un dato «che rende tutto più grave: è il quadro in cui versa il Terzo settore: i tagli al cinque per mille, alle tariffe postali, al fondo per la non autosufficienza... Gli enti del non profit che hanno investito sul servizio civile saranno i più penalizzati, perché gli enti della pubblica amministrazione hanno bilanci più solidi». Palazzini, che è anche presidente di Arci Servizio Civile, fa un cattivo pensiero: «Non vorrei che la politica guardasse con soddisfazione alla disaffezione degli enti: "Ecco, ci sono meno richieste, inutile cercare fondi aggiuntivi...". Se il governo pensa che il servizio civile non serve più, abbia il coraggio di chiudere il capitolo».Ma Carlo Giovanardi, sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega per il servizio civile, si dice «molto preoccupato così come gli enti», per l’insufficienza dei fondi. «Sono corso ai ripari presentando da tempo un disegno di legge di riforma del servizio civile. Sono mesi che sollecito il Senato perché venga calendarizzato. Con la riforma il servizio sarebbe più flessibile negli orari, ridotto da dodici a nove mesi, cofinanziato dalle Regioni che oggi invece si fanno i loro servizi civili. Come governo cosa posso fare più che predisporre un disegno di legge?».Ma il terzo settore dice che i tagli sono segno di disinteresse politico: «In queste ore tutti parlano delle necessità del 5 per mille, dell’università, di Pompei, del cinema, della spesa sanitaria, della famiglia... Purtroppo sono decine i settori indispensabili, l’elenco varia a seconda dell’ora. Anch’io come gli enti voglio investire nel servizio civile, riformandolo. Sperando che dopo il 14 dicembre non si sciolga il Parlamento». Nessuna traccia dei 24 milioni che il 5 marzo, all’incontro al Quirinale, proprio Giovanardi aveva annunciato come stanziamento aggiuntivo: «Senza – aveva detto allora – ci saremmo ridotti a non poter più garantire le attività in Italia e all’estero». Che fine hanno fatto? «Non pervenuti», risponde oggi il sottosegretario.
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