venerdì 22 settembre 2017
Fi e Lega aprono al testo del Pd. M5S: «È contro di noi». Testo in commissione alla Camera. Fiano (Pd): «Non è un bluff». Rosato: voto possibile entro il 15 ottobre. Tensioni a sinistra
Il Rosatellum-bis va avanti. Ma restano i timori per l'aula
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«Non è un bluff... È un testo scritto non per favorire né per sfavorire qualcuno, ma che cerca un equilibrio fra rappresentanza e governabilità ». È il dem Emanuele Fiano, relatore del nuovo testo presentato dal Pd, a ribadire la convinzione dei vertici di Largo del Nazareno che stavolta l’obiettivo sia possibile. Il Rosatellum bis è frutto di una mediazione politica, argomenta Fiano: «Proponiamo un testo che viene incontro a molte richieste che ci sono state rivolte».

Nel merito, il testo base depositato in commissione Affari costituzionali alla Camera (ma un testo analogo è arrivato anche in Senato) parte dal Mattarellum, ma lo innova profondamente, abbinando il sistema uninominale per il 36% dei seggi al proporzionale per il 64% e dando spazio ai listini corti (non più di 4 candidati e non meno di 2). Inoltre, non prevede un premio di maggioranza, ma istituisce soglie di sbarramento e incoraggia coalizioni nazionali.

La proposta arriva dopo il fallimento a giugno dell’intesa sul proporzionale (sostenuta da principio anche dal M5S ma saltata dopo l’approvazione di un emendamento sui collegi elettorali in Trentino Alto Adige) e ritocca il primo Rosatellum, sempre targato Pd. L’attuale impianto sembra trovare consensi nell’alleato di maggioranza Ap («Condividiamo il metodo», sottolinea il capogruppo alla Camera Maurizio Lupi), ma pure in Forza Italia (anche se «ci sono dettagli importanti da approfondire», precisa Francesco Paolo Sisto) e nella Lega Nord: «Ne abbiamo sentite tante – fa sapere Matteo Salvini –, ma se la settimana prossima si porta in discussione questa legge elettorale, i voti della Lega ci sono». Bocciatura netta, invece, da parte di M5S, Mdp e Sinistra italiana. È una legge «anti 5 Stelle», considera il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, «Fi e Pd stanno facendo un grande inciucio per arginarci». Giulio Marcon, di Sinistra italiana, parla di una «legge di nominati», mentre Alfredo D’Attorre (Mdp) lo liquida come «un imbrogliellum».


A destra, è attendista Fratelli d’Italia, che punterà sulla possibilità di modifiche durante l’esame del testo. Conti alla mano, sulla carta il ddl dovrebbe poter contare su una maggioranza solida. Ma il suo cammino potrebbe essere reso accidentato da voti segreti e franchi tiratori, che accrescono i rischi di bocciature a sorpresa . Secondo il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Andrea Mazziotti, il testo potrebbe approdare in Aula ai primi di ottobre. Mercoledì scadrà il termine per gli emendamenti: «Diversi gruppi hanno chiesto di portare il testo in Aula a ottobre, anche il 4 – spiega Mazziotti –. A seconda delle decisioni della Capigruppo definiremo il calendario della commissione.

Credo che ci sia bisogno di rapidità». Come finirà? «Lo scopriremo solo vivendo», ironizza il Guardasigilli Andrea Orlando, citando Lucio Battisti. Di certo, la sabbia nella clessidra della XVII legislatura si sta esaurendo. Se anche questo accordo finisse per cadere, Matteo Renzi e il Pd non ne proporranno altri: «È l’ultima occasione per questa legislatura», ripete il capogruppo Ettore Rosato, che alla proposta ha dato il nome. E il suo collega Fiano ribadisce: «Se ci dovessero essere nuovi incidenti in Aula, sarebbe il fallimento della possibilità di fare una nuova legge elettorale».

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