giovedì 7 giugno 2018
Il professor Luigi Campiglio: «Il rischio è il taglio della spesa sociale» in fase di transizione bisogna introdurre una «clausola di salvaguardia»
Flat tax: chi e quanto ci guadagna. La «ricetta» di Campiglio
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Il nuovo modello di tassazione con due aliquote al 15% (fino a 80mila euro) e 20% per famiglie e imprese ha un costo di circa 50 miliardi. La nuova flat tax si calcolerebbe sul reddito famigliare, prevedendo deduzioni da 3.000 euro (a scalare, fino agli 80mila) per ogni familiare a carico. Ecco una simulazione di chi si avvantaggerebbe, tratta principalmente da uno studio degli economisti Massimo Baldini e Leonzio Rizzo pubblicato su lavoce.info.

30mila euro
Con un reddito familiare lordo di 30mila euro (quindi due coniugi che lavorano e guadagno ciascuno 15.000 euro) la famiglia sarebbe costretta a versare circa 2.500 euro in più di imposte. A meno che non scatti una clausola di salvaguardia che ha un costo complessivo di 8 miliardi. La nuova deduzione da 3.000 euro non compensa infatti le detrazioni (per lavoro dipendente e per i figli).

50mila euro
È la porzione più consistente, circa l’80% delle famiglie italiane, quella in cui il reddito complessivo dei due coniugi raggiunge i 50mila euro. Sempre tenendo conto di due figli, le deduzioni che abbattono l’imponibile consentono un risparmio sulle imposte di circa 470 euro, pari quindi a meno dell’1% del reddito.

80mila euro
In questo caso i due coniugi guadagnano 40mila euro lordi ciascuno, una fetta decisamente meno larga delle famiglie italiane. Si rientra ancora nell’aliquota del 15%, che consente a questo nucleo di "guadagnare" circa 8.700 euro di imposte non dovute e aumentare quindi il reddito familiare del 15%.

110mila euro
La percentuale delle famiglie che si trova nella condizione di avere due redditi pari a 55mila euro lordi si riduce ulteriormente, mentre aumentano i benefici della "dual tax": pur ricadendo per la parte eccedente gli 80mila euro nell’aliquota al 20%, il beneficio è pari a poco meno di 16mila euro, con un aumento del reddito famigliare del 20% circa.

300mila euro
È una piccolissima percentuale delle famiglie italiane quelle in cui entrano due redditi annui da 150mila euro. Il beneficio con la nuova flat tax in questo caso è il più consistente, circa il 40% delle entrate . Con il nuovo sistema fiscale, cioè, una famiglia di questo tipo avrebbe a disposizione circa 68mila euro in più all’anno.


La flat tax rischia di penalizzare le fasce più povere della popolazione, soprattutto se verrà finanziata con l’aumento dell’Iva. Senza considerare gli effetti a lungo termine, vale a dire il rischio di un taglio della spesa sociale. E non ci sono garanzie che produca gli effetti desiderati: emersione del sommerso, rilancio degli investimenti e dell’occupazione. Il professor Luigi Campiglio, docente di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, è convinto che la sua applicazione non sia così semplice.

Professore, ci spiega in cosa consiste la flat tax?
È un modello di tassazione di tipo lineare non progressiva, ideato negli Usa negli anni ’50. I motivi per cui viene applicata sono due: far emergere il non dichiarato, quindi combattere l’evasione fiscale e creare un disavanzo tra imposte e spesa pubblica che faccia diventare 'legittima' la riduzione di quest’ultima.

Quella del governo giallo-verde prevede due aliquote, il 15% per i redditi al di sotto degli 80mila euro, e il 20% per gli altri.
È di fatto una 'dual tax'. Il principio della progressività sulle imposte dirette non è fuori posto. Non si sa ancora se il reddito di cui parla il governo è individuale o familiare, se tiene conto del quoziente familiare. Se c’è un problema in Italia è che la quota di famiglie in cui entrambi i coniugi lavorano è molto bassa. La flat tax danneggia le donne del Mezzogiorno, che lavorano con grande precarietà e salari esigui.

È una misura che sarà in grado di far emergere il sommerso?
Si parte da quest’idea un po’ naïf che una tassazione fiscale bassa spinga le persone, in particolare i liberi professionisti, a pagare in maniera spontanea. Si deve invertire l’ordine dei fattori. Prima portare a galla l’evasione delle imposte dirette che nel nostro Paese è consistente, e poi costringere tutti a pagare. Il problema è che c’è una forte disparità tra chi ha un reddito elevato da dipendente e altre tipologie professionali.

Come si fa a fermare questa emorragia di tasse non pagate?
Sfruttando lo straordinario potere dei database. Il fisco italiano di noi sa tutto.

Quali conseguenze ci saranno sulle fasce più deboli della popolazione? La detrazione di 3mila euro per familiare a carico è troppo bassa?
La Costituzione italiana e il buon senso dicono che il sistema tributario deve essere improntato al criterio della progressività. Sulle detrazioni è difficile rispondere, ogni famiglia è diversa. Alcuni beneficeranno ma quante invece finiranno con il pagare di più? Anche e soprattutto per effetto dell’aumento delle imposte indirette con le quali si pensa di finanziare la flat tax. Soprattutto in fase di transizione ci vorrebbe una 'clausola di salvaguardia' per i redditi bassi. Per evitare che si ritrovino a pagare di più rispetto all’anno scorso. La revisione al ribasso della spesa sociale è il vero rischio a lungo termine.

L’eventuale aumento dell’Iva a gennaio che effetti avrebbe?
I sostenitori della flat-tax ritengono che è giusto tassare i consumi e non i redditi. Delle imposte indirette non si parla molto, ma molta evasione nasce da lì. Se dovesse scattare l’aumento dell’Iva, i prezzi saliranno e ci sarà una diminuzione secca del potere di acquisto. Negli ultimi 3-4 anni si è assistito ad una divaricazione tra la crescita del Pil e l’aumento della povertà assoluta. L’Iva è regressiva, non fa distinzioni, e lo stesso farà la flat-tax.

Ci potrebbero essere effetti positivi sull’economia del paese in termini di investimenti e creazione di posti di lavoro? Ovviamente è auspicabile che le imprese investano per generare ricchezza e lavoro. Ma lo faranno solo se avranno convenienza e mercato: negli ultimi anni abbiamo visto che il mercato estero ha fatto la differenza, la domanda interna è stagnante perché la capacità di spesa delle famiglie è bassa. Gli investimenti privati sono diminuiti al netto degli ammortamenti, gli investimenti pubblici sono crollati.

È ipotizzabile un avvio già dal prossimo anno? A conti fatti servono 50 miliardi.
Non credo che possa venire applicata in tempi così brevi. Il livello delle aliquote deve essere calibrato con la maggior attenzione possibile in maniera tale che il costo sia sostenibile, ma soprattutto evitando che la transizione possa essere un terno a lotto per alcuni e un problema immane per altri.

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