martedì 7 settembre 2021
Tutte le risposte dell’infettivologo Cauda. Le ragioni della decisione, i dati che arrivano da Israele, la necessità di iniziare dei fragili con la terza dose
L’infettivologo del Gemelli Roberto Cauda

L’infettivologo del Gemelli Roberto Cauda

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La campagna di vaccinazione dunque, ormai è ufficiale, proseguirà con la somministrazione del terzo richiamo alle persone fragili, ai pazienti oncologici, ai sanitari. La decisione assunta dal ministero della Salute non stupisce il professor Roberto Cauda, responsabile dell’unità di Malattie Infettive del Policlinico Gemelli di Roma, perché conferma come la scienza abbia bisogno di studi ed evidenze anche per evolvere o cambiare posizione.

Professore, anche l’Italia somministrerà la terza dose.
Sì, ma lo chiamerei più propriamente richiamo per consolidare e aumentare la durata dell’immunità.

Chi è contrario ai vaccini afferma che la necessità di somministrare la terza dose confermi il fatto che quelli iniettati finora contro il Covid-19 siano farmaci sperimentali...
No e semmai sono innovativi non sperimentali. Grazie alla ricerca e alle evidenze via via emerse, molte posizioni sono cambiate. Ma questo ci dimostra semmai che nella scienza non bisogna avere posizioni dogmatiche. Fra poco avremo i dati di Israele, dove sono già due milioni le persone che hanno ricevuto il terzo richiamo. Per il momento, proprio uno studio israeliano dimostra che la protezione negli ultrasessantenni dopo il terzo richiamo è migliorata rispetto ai non vaccinati. Ciò ha indotto altri Paesi a fare lo stesso.

La terza somministrazione si fa già per altri vaccini?
Sì, per esempio contro il tetano o la poliomelite. Anche in età pediatrica a distanza di pochi mesi si somministra lo stesso vaccino per richiamare e rinforzare la durata dell’immunità. Non è perciò una novità portata dal Covid-19.

Ci sono studi che dimostrano come nei pazienti fragili gli anticorpi siano minori e per questo sia necessario un richiamo?
Degli studi dimostrano che con due dosi in alcune categorie non si raggiunge una efficace protezione, mentre con la terza il valore supera il 50% che è il livello di sufficienza posto dall’Oms.

È necessario fare un monitoraggio degli anticorpi?
Sul monitoraggio ho dei dubbi. Anche l’autorità statunitense, la Food and drug administration, in un documento ha scritto che il monitoraggio non è un metodo sicuro perché l’immunità legata alle cellule permette anche a chi non ha anticorpi di essere protetto. Sempre in Israele, per esempio, si è visto che c’è stata una ripresa a distanza delle infezioni anche fra i soggetti vaccinati, specie fra gli over 60.

Chi è stato vaccinato con AstraZeneca potrà fare il richiamo con un vaccino a mRna?
Sì. L’Oms non solo ha approvato la vaccinazione cosiddetta eterologa ma ritiene in base a degli studi recenti che sia più efficace.

Poco tempo fa c’era chi ipotizzava che fare un terzo o quarto richiamo con vaccini mRna potesse provocare una risposta infiammatoria.
A distanza di tempo abbiamo degli elementi in più, come ad esempio sugli oltre due milioni di vaccinati in Israele con il terzo richiamo non ci sono stati allarmi. È giusto fare delle ipotesi e indagarle. Ritengo che in prospettiva, se dovremo fare dei richiami a distanza di tempo, potrebbe essere necessario aggiornare i vaccini o usarne diversi come gli antigenici. Si calcola che ci siano centinaia di vaccini che potrebbero arrivare sul mercato. Se un domani ci fosse una persistenza dell’infezione a livello endemico si potrebbe anche mutare la somministrazione con altre tipologie. Inoltre il Patto di Roma ha ribadito ciò che aveva già espresso il Papa, ovvero che bisogna vaccinare gratuitamente il resto del mondo. Non è solo un fatto di umanità, ma anche di utilità perché le varianti sorgono nei Paesi dove la vaccinazione non è diffusa.

Se non arriverà l’autorizzazione dell’Ema per il terzo richiamo l’Italia potrà procedere ugualmente alla vaccinazione?
Questo dipenderà dalla politica. L’Ema sta rivedendo i dossier. Non vorrei però che parlare della terza dose ci faccia dimenticare il presente. L’Italia in Europa è stata fra i virtuosi, ma dobbiamo cercare di completare la campagna e mettere in sicurezza le persone. Magari la terza dose sarà solo per alcune categorie, ma potrebbe non essere necessaria per tutto il Paese. La curva dei contagi è stabile ma se la vaccinazione non fosse stata così diffusa ci sarebbe stato un altro bilancio. Come ha ricordato l’Istituto superiore di sanità, i ricoverati e i decessi riguardano persone non vaccinate o parzialmente non vaccinate.

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