giovedì 12 maggio 2016
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Maxisequestro di 15 milioni ai danni del primogenito del boss ROMA Sui due ingressi spicca la scritta 'Punto Snai'. In realtà dietro il nome della sala scommesse di una delle maggiori concessionarie dell’azzardo si nascondeva, attraverso un prestanome, addirittura Nicola Schiavone, primogenito di Francesco Schiavone 'Sandokan', uno dei capi del clan dei 'casalesi'. Ieri la sala nel Comune di Teverola nel Casertano, è stata sequestrata dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli assieme, tra i tanti beni, alla lussuosissima villa di Nicola a pochi passi dal municipio di Casal di Principe, a un grande deposito di materiali edili a Trentola Ducenta e a un negozio di calzature all’interno dell’enorme centro commerciale 'Medì' sempre a Teverola. In tutto 15 milioni di euro. L’ennesimo duro colpo al clan e gli affari più importanti. Ed è la conferma del grande interesse sull’azzardo, in particolare le scommesse, vera 'passione' di Nicola che era addirittura andato in Romania per aprire dei server per il circuito illegale. Ma la sala sequestrata ieri è invece legale come ci spiega il comandante del Gico di Napoli, tenente colonnello Giuseppe Furciniti. «È un’attività lecita ma col reinvestimento di capitali illeciti attraverso un prestanome». Si tratta di Nicola Pirozzi, «un imprenditore border line, uno dei più vicini e fedeli al figlio di 'Sandokan'», sottolinea l’ufficiale. Fondamentali per identificarlo, aggiunge, «sono state le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia e gli approfondimenti patrimoniali dai quali è risultato che poteva disporre di una tale mole di capitali ». Erano dei 'casalesi' tra i clan più attivi sul mercato dell’azzardo. «Per il clan quello delle scommesse è un settore importantissimo anche in questo momento. Con volumi di giocate altissimi», dice ancora l’investigatore. Inoltre, aggiunge, «è facilmente controllabile, hanno il software e lo piazzano nelle loro sale». Un sistema che funziona anche coi capi in carcere. Nicola Schiavone, che aveva ereditato dal padre la leadership del gruppo, è stato arrestato il 15 giugno 2010 e attualmente si trova recluso nella casa circondariale de L’Aquila, sottoposto al regime di carcere duro del 41bis e già con una condanna all’ergastolo. Eppure ha continuato a tirare le fila degli affari attraverso persone incensurate, «una peculiarità dei casalesi, su questo sono quasi imbattibili – sottolinea ancora il tenente colonnello –. Si sono creati degli schermi tra clan e imprenditori che quando temono di essere scoperti si spogliano delle attività e le passano ad altri prestanome». È proprio il caso di Pirozzi « longa manus di Nicola Schiavone, deputato, tra l’altro, ad effettuare investimenti direttamente per suo conto, in una serie di attività commerciali, anche col ricorso all’intestazione a familiari e terze persone». Antonio Maria Mira © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli ingressi della sala sequestrata
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