giovedì 7 aprile 2016
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Roberto Formigoni è stato «corrotto» e «ha venduto le sue funzioni di presidente della giunta a imprenditori della sanità lombarda che, per ottenere soldi, hanno pagato cospicue tangenti a Pierangelo Daccò e Antonio Simone che le hanno ricevute e utilizzate anche a vantaggio del presidente». Così il pm di Milano, Laura Pedio, ha sintetizzato il quadro accusatorio del processo Maugeri nella sua requisitoria di ieri. Per il pm si è trattato di «una corruzione che ha coinvolto l’intero sistema regionale per favorire enti attraverso delibere che si ripetevano ogni anno, quasi come un contratto di somministrazione». In questo contesto, «gli assessori avevano un ruolo del tutto marginale, essendo stati emarginati dall’organizzazione ». E ancora: il «patto corruttivo è nato su rapporti già profondi e caratterizzati dalla militanza comune nel movimento popolare e dalla affiliazione a Comunione e Liberazione e alcuni anche ai Memores Domini», ha spiegato ancora il pm, chiarendo anche che «attorno a questo gruppo si è creato anche un clima di omertà». Assieme a Formigoni tra gli altri sono imputati l’ex assessore Antonio Simone e l’uomo d’affari Pierangelo Daccò che, per la procura, sarebbero stati, «i collettori delle mazzette» e intermediari tra Formigoni e gli enti ospedalieri favoriti dal Pirellone, la fondazione Maugeri e l’ospedale San Raffaele. Il senatore di Ncd, presente alla requisitoria, non ha voluto rilasciare dichiarazioni. EX GOVERNATORE. Roberto Formigoni
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