lunedì 18 febbraio 2019
Il comunicato finale dell'incontro delle comunità accoglienti diramato da Caritas, Migrantes e Centro Astalli. Una sfida e un invito alle comunità cristiane a liberarsi dalla paura dei profughi
Il Papa abbraccia Kady, migrante accolta dall'arcivescovo di Foggia Pelvi

Il Papa abbraccia Kady, migrante accolta dall'arcivescovo di Foggia Pelvi

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Annunciare sui tetti che "il piccolo passo fa il grande cammino della storia", come ha detto papa Francesco. E dare testimonianza di come ci si può liberare dalla paura dei migranti grazie all’incontro e all’accoglienza a casa propria e vogliono aiutare gli altri a fare lo stesso.

E' una sfida e un inno al coraggio il documento finale del meeting delle comunità accoglienti tenutosi lo scorso fine settimana a
Sacrofano
e organizzato da Caritas italiana, Centro Astalli e Fondazione Migrantes. Accoglie e rilancia l'invito fatto da papa Francesco alla fine della Messa di venerdì 15 febbraio: “Il piccolo passo fa il grande cammino della storia! Avanti! Non abbiate paura, abbiate coraggio“.

I partecipanti all'evento, che ha riunito 500 persone in rappresentanza di 92 diocesi e 32 nazioni, dicono no alla paura che sta soffocando l’Italia e l’Europa e che il documento definisce “spesso alimentata e strumentalizzata ad arte dai potenti del mondo”. Paura che, si legge nel comunicato, “trasforma l’altro in un contendente, un avversario, fino a trasformarlo in una minaccia, un

nemico. Abbiamo paura dei poveri, che ci ricordano che la loro condizione domani potrebbe essere la nostra, in una società che si disinteressa sempre di più delle persone e delle loro esistenze”. Il rischio è ritrovarsi in una solitudine "che rende tutti più fragili e impotenti".

Ma il documento si cala anche nei panni dei migranti, nella loro paura: ”crea ansia l’arrivare in un luogo nuovo, non familiare che a volte si rivela ostile, come pure agita la paura di deludere le persone care, di fallire nel progetto migratorio. Sempre

più spesso tale situazione è esacerbata da situazioni indotte dalle circostanze del Paese di approdo: paura di perdere il permesso di soggiorno, paura di essere considerati impostori e criminali”.

L’esortazione alle comunità cristiane è di seguire la fede che ci chiede “di non abbandonarci alle nostre paure e di comprendere le paure che abitano i nostri fratelli e le nostre sorelle. Come cristiani, rendendoci conto delle sfide e delle difficoltà, siamo chiamati a non rinunciare”.

Il testo ricorda inoltre che le cause delle migrazioni forzate - guerre, sfruttamento, ingiustizia sociale, violenza, dittature, disoccupazione, terrorismo, inquinamento ambientale – “ci riguardano, come abitanti del pianeta e come cittadini di Paesi che spesso hanno responsabilità nel determinare o aggravare tali cause". Non va nemmeno dimenticato che "generazioni di italiani hanno vissuto sulla loro pelle la difficile esperienza dell'emigrazione”. E l’accoglienza, “se vissuta con lungimiranza e consapevolezza, ci offre l’opportunità per intraprendere la via della riconciliazione e della costruzione paziente della pace” per la sua capacità di generare relazioni.

La buona accoglienza secondo Caritas Migrantes ed Astalli è quella che sui svolge sui territori, organizzando le forze e le energie di tutti a servizio del bene comune. E questa è possibile solo nei contesti locali, dove si vive la quotidianità dell’incontro.

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