martedì 12 gennaio 2021
E la Procura di Bergamo convoca i dirigenti del ministero
A Milano zona gialla non si ferma la movida

A Milano zona gialla non si ferma la movida - Fotogramma

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L’esperienza del Covid diventa utile per il futuro e rappresenta lo spunto per la bozza del nuovo Piano Pandemico ’21-’23. Le «lezioni apprese» dal coronavirus 2020 «possono essere considerate in un Piano pandemico influenzale che è utile contestualizzare nell’ambito dell’attuale crisi sanitaria globale», si legge nella bozza del testo elaborato dal ministero della Salute. Un testo che verrà sottoposta a breve alle Regioni. Oltre a dispositivi di protezione, catena di comando e piattaforme «per il rapido sviluppo di farmaci» il nuovo documento elaborato dal dicastero retto da Speranza affronta anche il tema etico. «Scegliere chi curare se le risorse sono scarse», è infatti uno dei temi affrontati.

«Quando la scarsità rende le risorse insufficienti rispetto alle necessità, i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori possibilità di trarne beneficio», uno dei criteri enunciati. Viene precisato tuttavia che «non è consentito agire violando gli standard dell’etica e della deontologia, ma può essere necessario per esempio privilegiare il principio di beneficialità rispetto all’autonomia, cui si attribuisce particolare importanza nella medicina clinica in condizioni ordinarie. Condizione necessaria affinché il diverso bilanciamento tra i valori nelle varie circostanze sia eticamente accettabile – si ribadisce però – è mantenere la centralità della persona».

«Sempre l’esperienza del 2020 – si riporta ancora nella bozza – ha dimostrato che si può e si deve essere in grado di mobilitare il sistema per aumentare nel giro di poco tempo sia la produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale a livello nazionale che i posti di terapia intensiva anche per far sì che non si verifichino disservizi nell’assistenza e nella cura delle persone affette da malattie ordinarie diverse dal Covid-19 quanto comuni».

Nel documento si sottolinea pure che «la preparazione a una pandemia influenzale è un processo continuo di pianificazione, esercitazioni, revisioni e traduzioni in azioni nazionali e regionali, dei piani di risposta. Un piano pandemico è quindi un documento dinamico che viene implementato anche attraverso documenti, circolari, rapporti tecnici».

Ed è proprio l’aggiornamento dell’ultimo Piano disponibile il tema al centro dell’inchiesta della Procura di Bergamo. Si tratta in particolare della versione datata 2006, poi ufficialmente "rivista", ma di fatto rimasta identica rispetto alla sua formulazione originaria. I magistrati hanno deciso ieri di ascoltare i vertici del ministero della Salute, tra i quali l’attuale direttore generale, Giuseppe Ruocco, che era stato anche direttore generale della Prevenzione prima di Ranieri Guerra (nominato direttore vicario dell’Oms nel 2018), e l’ultimo dirigente nello stesso ruolo, Claudio D’Amario, che ha seguito la prima parte dell’emergenza coronavirus. La Procura ha notificato a entrambi gli atti di citazione per sentirli il prossimo 20 gennaio a Bergamo. Lo stesso provvedimento è stato inviato ad altri due funzionari ministeriali. I magistrati avrebbero inoltre intenzione di convocare nuovamente, sia sul Piano pandemico non aggiornato sia sullo studio dell’Oms, il ministro della Salute Roberto Speranza, già sentito sulla mancata zona rossa nel Bergamasco.

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