sabato 6 giugno 2020
Franceschini: decisione presa senza consultare gli alleati. Per il vicesegretario Orlando «non è idea molto felice farli in 3 giorni». Bellanova (Iv) e Castelli (M5s): ormai l’annuncio è fatto
Il premier Conte e il ministro Franceschini

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Troppe pratiche si affastellano sulla scrivania del premier, che ne accumula con apparente compiacimento, e a Palazzo Chigi il protagonismo di Giuseppe Conte comincia a infastidire il Pd. L’annuncio non condiviso con gli alleati degli Stati generali che dovrebbero slittare a mercoledì prossimo, con tanto di tavoli tematici, esperti, parti sociali, «menti illuminate » (si parla di un invito a Mario Draghi) e chi più ne ha più ne metta, non è stato gradito dal capo della delegazione dem al governo Dario Franceschini. Il titolare dei Beni culturali ieri non ha risparmiato critiche nel vertice con i capidelegazione e i ministri Gualtieri e Patuanelli. E ancora, le indiscrezioni smentite dal presidente del Consiglio di una sua ipotetica corsa alle suppletive in Sardegna per un seggio al Senato, i sondaggi su una ancora più ipotetica 'lista Conte' quotata (in sondaggio Youtrend per Sky Tg24) già al 14,3%, il dialogo con l’Ue sul Recovery fund e l’attendismo sul Mes, la pratica Autostrade, continuano a tenere al centro l’'Avvocato degli italiani', che ha presentato un elenco così lungo di riforme – secondo gli alleati di Largo del Nazareno – da mettere a rischio la credibilità dell’esecutivo. Insomma, alla vigilia delle prossime trattative europee, la tensione viene a galla, anche se tra gli alleati c’è la consapevolezza che non ci siano alternative a Conte.

Dopo la pace fatta con Matteo Renzi, pure il frenetico Alessandro Di Battista assicura di «non voler picconare» il capo del governo. E però il clima è effervescente. A Palazzo Chigi è la rappresentante di Iv, Teresa Bellanova, a sfoderare l’arma del buonsenso: d’accordo che gli alleati non sono stati consultati per gli Stati generali, ma ormai, davanti alle aspettative create, la cosa importante è organizzarli al meglio. Concorda per i 5 stelle Laura Castelli (in vece di Alfonso Bonafede), decisa a fare dell’evento una opportunità. Ci crede poco il vicesegretario del Pd Andrea Orlando che concorda con Franceschini: «Fare gli Stati generali in tre giorni – ragiona all’assemblea della sua corrente Dems – non mi sembra una cosa particolarmente felice, ma facciamo un libro bianco, un piano strategico, confrontiamoci con gli stakeholders ». Tanto più che si attende a ore la relazione della task force di Vittorio Colao, su cui ripensare l’agenda. In attesa di capire come e quando verrà organizzato l’evento che metterà a confronto le parti sociali (e che dovrebbe svolgersi al Casino del Bel Respiro, a Villa Pamphili), Conte si prepara ad incassare il successo europeo, e contemporaneamente inizia a individuare le riforme da mettere a punto per ottenere i fondi Ue, strettamenti legati alla capacità dell’Italia di cambiare rotta. E qui entra anche la partita del Mes, che il premier vorrebbe giocarsi una volta assicurato il pacchetto più consistente del piano di rilancio, su cui ha puntato tutto. Perché, spiega in una telefonata al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, la scelta coraggiosa dell’Ue segna una vera svolta: si è compreso che se cade un solo Paese (in questo caso l’Italia), l’Europa non può andare avanti. Il Mes, comunque, resta indispensabile, secondo i dem e il segretario Nicola Zingaretti offre una sponda a Conte (e questo preoccupa M5s): si tratta di «miliardi che arrivano a tassi molto vantaggiosi per costruire ospedali, assumere e pagare meglio gli operatori della sanità. Gli investimenti sulla sanità pubblica sono indispensabili. La sanità non è un costo come si diceva ante Covid, ma la protezione delle persone passa da una nuova sanità ». Una linea su cui il ministro della Sanità Roberto Speranza insiste con convinzione: «Archiviamo la stagione dei tagli».

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