martedì 29 marzo 2016
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ROMA Il dolore del Papa. La sua condanna per «l’esecrabile attentato» di Lahore «crimine vile e insensato», come per gli altri atti di terrorismo. La vicinanza alle vittime e la richiesta che i governanti proteggano le minoranze religiose. Ma soprattutto l’auspicio che la risurrezione del Signore fermi la violenza. «Servono strade di riconciliazione». C’è tutto questo nel duplice intervento con cui – a Pasqua e soprattutto nella preghiera del Regina Caeli di ieri, Pasquetta – Francesco ha parlato della morte di tanti innocenti (molti dei quali cristiani) ad opera dei terroristi. Papa Bergoglio, come già domenica sera aveva anticipato il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, era stato prontamente informato dell’attentato nella città pakistana. E tramite il direttore della Sala Stampa vaticana aveva fatto sapere che «la strage orribile di decine di innocenti nel parco di Lahore getta un’ombra di tristezza e di angoscia sulla festa di Pasqua». Ieri, nel Lunedì dell’Angelo, affacciandosi come di consueto su piazza san Pietro, ha aggiunto: «La Santa Pasqua è stata insanguinata da un esecrabile attentato, che ha fatto strage di tante persone innocenti, per la maggior parte famiglie della minoranza cristiana – specialmente donne e bambini – raccolte in un parco pubblico per trascorrere nella gioia la festività pasquale». «Desidero manifestare – ha aggiunto il Papa – la mia vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo crimine vile e insensato, e invito a pregare il Signore per le numerose vittime e per i loro cari». Quindi il suo appello «alle Autorità civili e a tutte le componenti sociali di quella Nazione, perché compiano ogni sforzo per ridare sicurezza e serenità alla popolazione e, in particolare, alle minoranze religiose più vulnerabili. Ripeto ancora una volta che la violenza e l’odio omicida conducono solamente al dolore e alla distruzione; il rispetto e la fraternità sono l’unica via per giungere alla pace». Infine l’auspicio conclusivo». La Pasqua del Signore – ha affermato papa Francesco – susciti in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano terrore e morte, e nel mondo possano regnare l’amore, la giustizia e la riconciliazione. Preghiamo tutti per i morti di questo attentato, per i familiari, per le minoranze cristiane e etniche di quella Nazione». E a questo punto il Pontefice ha invitato i fedeli presenti in piazza San Pietro a recitare l’«Ave o Maria». Parole simili erano risuonate ventiquattr’ore prima nel messaggio Urbi et Orbi del giorno di Pasqua (che Avvenire pubblica integralmente a pagina 19). Tra i diversi temi toccati da Francesco anche la piaga del terrorismo, con la citazione esplicita degli ultimi sanguinosi attentati. Un triste elenco al quale purtroppo, nella seconda parte della giornata si sarebbe aggiunto anche la sanguinosa esplosione di Lahore. «Il Signore Gesù, nostra Pace, che risorgendo ha vinto il male e il peccato – ha detto domenica il Papa, parlando dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro – stimoli in questa festa di Pasqua la nostra vicinanza alle vittime del terrorismo, forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo, come è avvenuto nei recenti attentati in Belgio, Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun, Costa d’Avorio e Iraq». Analogamente, insieme alla condanna di questa «efferata violenza», era giunta anche una richiesta rivolta alla Comunità internazionale e alle autorità competenti. «Elaborare politiche capaci di assistere e proteggere le vittime di conflitti e di altre emergenze, soprattutto i più vulnerabili e quanti sono perseguitati per motivi etnici e religiosi». In effetti tutto il Triduo pasquale è stato attraversato dalla costante attenzione al fenomeno della violenza cieca e insensata. Basti rileggere a questo proposito il discorso al termine della Via Crucis del Colosseo. Tuttavia, l’ultima parola è sempre di speranza. Ha commentato padre Lombardi a tal proposito: «Nonostante il permanere di queste manifestazioni orribili di odio, il Signore crocifisso per noi e risorto continui a darci il coraggio e la speranza necessari per costruire strade di compassione, di solidarietà con i sofferenti, di dialogo, di giustizia, di riconciliazione e di pace». © RIPRODUZIONE RISERVATA Le parole Francesco ha condannato la strage in Pakistan e ha rinnovato la vicinanza a chi è rimasto colpito. E ha sottolineato che «violenza e odio omicida conducono solamente al dolore e alla distruzione. Il rispetto e la fraternità unica via per giungere alla pace» IL DOLORE E IL PIANTO. A fianco: il Papa durante il Regina Caeli di ieri. Sotto: il pianto di alcune persone che hanno partecipato ai funerali delle vittime di Lahore, in Pakistan
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