martedì 30 ottobre 2018
La responsabile della Salute lancia l'idea di «investire» sulla «prevenzione». Ceni (Cav Magenta): in un Paese senza figli si aiuti la maternità
Il ministro Grillo (Ansa)

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«La contraccezione deve tornare a essere gratuita, per lo meno per le fasce fragili o a maggiore rischio sociale, la prevenzione in questo ambito non è mai un costo, ma un investimento».

La posizione del ministro della Salute Giulia Grillo (M5s), espressa in occasione del congresso dei ginecologi rappresentati da Sigo, Aogoi e Agui in corso a Roma su «Donna, salute e benessere», in corso fino a domani, ha lasciato a dir po- co perplessi quanti si occupano da decenni di maternità, salute della donna e prevenzione, e in questo campo di gratuità (vera) ne vedono ben poca.

Maria Teresa Ceni, presidente del Centro di Aiuto alla Vita di Abbiategrasso e Magenta (Milano), è un fiume in piena: «Invece di facilitare le nascite, fanno di tutto perché questo non avvenga. Allora, se le nascite sono una libera scelta delle donne perché la contraccezione deve essere gratuita mentre tutti gli esami, e la stessa gravidanza, sono a pagamento? In un Paese a crescita zero una donna che mette al mondo un figlio non ha alcun aiuto se è in difficoltà economiche».

Quanto ai ragazzi, i più sensibili all’uso delle varie pillole senza doverle pagare, Ceni ritiene che «si tratti di una posizione ideologica. La contraccezione gratuita non serve alla consapevolezza dei ragazzi rispetto alla sessualità, perché i contraccettivi gratis non equivalgono a sessualità responsabile. Ci sarebbe bisogno invece di rendere la maternità più facile, siamo in piena emergenza».

È il tema dell’applicazione integrale della 194, ancora quasi innominabile. Dello stesso parare Andrea Natale, ginecologo dell’Ospedale Macedonio Melloni di Milano: «In Francia e in Inghilterra la contraccezione gratuita non ha portato affatto ai risultati attesi, anzi: scelte di questo tipo rischiano di favorire atteggiamenti che portano all’aborto. Esistono piuttosto tantissime patologie che necessitano di farmaci gratuiti, pensiamo ai malati cronici, a quelli terminali. E comunque si tratta di soldi pubblici, altro che gratuiti...».

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