martedì 19 novembre 2013
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«Fenomeni metereologici di questo tipo sono sempre meno rari, nel Mediterraneo. Da un puinto di vista naturalistico, è esagerato parlare di assoluta eccezionalità: eventi così si possono verificare e bisogna  prevedere l'impatto sul territorio». Il metereologo Guido Caroselli, interpellato da Avvenire.it, offre così il suo commento sugli effetti del ciclone che ha investito la Sardegna.«Se da una parte c'è l'aspetto naturale degli eventi - spiega l'esperto di clima e ambiente - dall'altra c'è un territorio con le sue opere umane», e «l'incuria» di chi «da molto tempo no ha provveduto a una pianificazione per la tutela». L'Italia, insomma, sa di avere alcuni nervi scoperti e dovrebbe mettere mano alle zone a rischio idrogeologico. Riparare prima per non spendere dopo.In Italia «sappiamo da secoli che l'autunno è la stagione più problematica, per i dissesti. L'alluvione di Firenze del 1966 dovrebbe averci insegnato qualcosa - aggiunge lo storico conduttore di Che tempo fa - Come si vede gli episodi di piogge e alluvioni si moltiplicano. Le grida manzoniane, dopo, sono inutili e generiche».Parlare di eccezionalità quando si verificano i disastri «non porta a nulla», conclude Caroselli. «Per i danni si spenderanno molti più soldi di quelli che sarebbero occorsi per la messa in sicurezza». Oltre che un impegno a uscire dalla logica della “natura matrigna" e da «inutili e generiche grida manzoniane» successive ai disastri, «investire nella prevenzione  è un'occasione per creare ricchezza, anche in termini di lavoro per i giovani e le intelligenze del Paese».
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