martedì 8 agosto 2017
La titolare dello stabilimento si lamenta della presenza del sindaco antiusura sulla sua spiaggia: «Proprio qui dovevi venire? E' una serata tranquilla. Ci sono i bambini»
Il Lido ha paura dell'antiracket
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«Ma con tanti posti proprio qua dovevi venire? È una serata tranquilla, ci sono i bambini». Così si è sentito dire dalla titolare di un lido di Castel Volturno, l’ex sindaco di Mondragone, Benedetto Zoccola, da anni sotto scorta dopo essere stato vittima di gravissime intimidazioni, sia come imprenditore antiracket che come amministratore. Il grave episodio è accaduto due giorni fa a Baia Verde ed è stato lo stesso Zoccola a renderlo noto con un messaggio su Facebook rivolto alla donna. «Cara signora, che questa sera ti sei posta il problema della mia presenza presso la tua struttura quando quella chiavica di Setola Giuseppe imperversava sul Litorale Domitio chiedendo estorsioni e facendo morti, ti sei mai posta lo stesso problema?! Preferisco non continuare e per delicatezza ometto il nome del lido.... vergognati!!».

Il riferimento è a quanto accaduto proprio a Baia Verde nel 2008, la stagione stragista del gruppo guidato da Giuseppe Setola, che qui aveva ucciso un altro imprenditore coraggioso, Mimmo Noviello. Ucciso perché lasciato solo. Lo ricorda un piccolo monumento dove ogni 16 maggio si raccolgono istituzioni e associazioni. Poco lontano un altro monumento ricorda Miriam Makeba la grande cantante sudafricana, morta qui il 9 novembre 2008 per un infarto dopo un concerto di denuncia contro la camorra, sempre il gruppo di Setola, che il 18 settembre aveva ucciso sei immigrati africani. Luogo simbolo eppure c’è chi ancora prova 'fastidio' per chi difende la legalità, a caro prezzo. Proprio come Benedetto Zoccola. Nel 2012 denuncia un tentativo di estorsione da parte del clan Fragnoli La Torre che risponde con la violenza. Viene bloccato dagli uomini della cosca armi in pugno e costretto a entrare nel cofano di un’auto. Lo portano fuori dal paese e lo picchiano a sangue. Da allora vive sotto scorta ma le violenze non si sono fermate, soprattutto dopo la decisione di impegnarsi in politica, come vicesindaco e assessore all’ambiente. Incarico delicato, da prima linea. Così il 20 gennaio 2015 viene fatta esplodere una bomba sul davanzale della finestra del suo studio. L’esplosione gli danneggia la cornea dell’occhio destro e permanentemente l’udito dell’orecchio. Ma non basta perché l’1 febbraio una nuova bomba colpisce la casa. Ora quella frase come minimo infelice. Ma Benedetto non molla. «Sono tornato al mio lavoro, continuo a collaborare con le forze dell’ordine e aiuto chi vuole denunciare. E vado anche nelle scuole a raccontare la mia storia e quella di questa terra dove purtroppo si è tornato a sparare».

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