mercoledì 2 ottobre 2013

Berlusconi ci ripensa e fa retromarcia: il Pdl voterà la fiducia al governo Letta. Un dietrofront «non senza interno travaglio». ​Il presidente del Consiglio: «L'italia corre un rischio fatale».  Una risoluzione a sostegno dell'esecutivo era stata firmata da 23 senatori di Pdl e Gal. Bagnasco: «Preghiamo per il Paese».
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LA BUSSOLA Il mercoledì più nero di Berlusconi di Giovanni Grasso

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Clamorosa retromarcia di Berlusconi: dopo la mattina di pathos in Senato, i volti scuri, i rumors sulla rottura (anche se uno spiraglio di apertura a Letta si era, in verità, intravisto nell'atteggiamento dell'ex premier al suo arrivo a Palazzo Madama, e nelle ore frenetiche di incontri della giornata di ieri) il Pdl ha votato la fiducia al governo Letta. Un dietrofront "non senza interno travaglio", come ha detto lo stesso Berlusconi prendendo a sorpresa e brevemente la parola in Aula, e spiazzando ancora una volta chi aveva pronosticato diversamente. A partire dallo stesso Letta, colto in un espressione di sfinita incredulità: ill gruppo del Senato aveva da poco deliberato il contrario, e parole ufficiali come quelle di Sandro Bondi parevano aver messo un macigno sulla possibilità di un sì al «governicchio» presieduto dall'ex vicesegratrio del Pd.I numeri per far continuare il governo Letta a Palazzo Madama già c'erano all'inizio della mattinata (nonostante le incognite ncora nella tarda serata di ieri): grazie ai 23 firmatari di una mozione a sostegno dell'esecutivo, provenienti dal Pdl e Gal, intravisti - prima ancora dell'ufficilialità - in un foglio tenuto in mano a favore di teleobiettivi da Gaetano Quagliariello, "colomba" della squadra ministeriale che ha tenuto oggi le fila dei dissidenti. Alla fine il governo ha ottenuto la fiducia al Senato con, su 307 senatori presenti, 235 voti favorevoli e 70 contrari. Non ci sono astensioni - che a Palazzo Madama equivalgono a voti contrari - ma due senatori non erano presenti in aula al momento del voto. Sono quattordici i senatori che non hanno votato la fiducia al governo Letta, tra cui 6 del Pdl: Sandro Bondi, Francesco Nitto Palma, Alessandra Mussolini, Remigio Ceroni, Augusto Minzolini e Manuela Repetti.Progetto gruppo parlamentare autonomo rimane.  Grande fibrillazione tra i "dissidenti" pidiellini pronti a creare un gruppo autonomo. E si preannunia una coabitazione impossibile. Con gli "alfaniani" da una parte e i "falchi" azzurri dall'altra. Fanno riflettere le parole di Maurizio Sacconi che, pur essendo uno dei firmatari del "documento dei 23", si augura che non nasca la nuova formazione di responsabili, e quelle di Gaetano Quagliariello. Il ministro delle Riforme addirittura avverte: "Ormai nel Pdl ci sono due classi dirigenti incompatibili". Prodigo in dichiarazioni per tutta la mattina ("È probabile che saremo noi a chiamarci Pdl visto che il segretario del partito è con noi. Loro si chiameranno invece Forza Italia"), il senatore Pdl Roberto Formigoni ha poi commentato così  la dichiarazione di voto a favore del governo espressa da Berlusconi in aula. «Ci chiamavano traditori, adesso tutto il Pdl vota la fiducia, forse siamo stati dei lungimiranti pionieri. Chi di dovere prenda nota» . Il progetto di uscire dal partito e di formare dei gruppi autonomi, ha aggiunto, rimane: "Abbiamo deciso di vederci in serata" con gli altri parlamentari 'dissidenti'.Bagnasco. ''Preghiamo, preghiamo per il Paese per le tante famiglie che sono in difficoltà'' perché ''l'occupazione e il lavoro sono l'obiettivo di cui c'è bisogno''. Così il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha risposto ai cronisti che gli hanno chiesto un commento in merito sul voto di fiducia al governo che si e' svolto oggi in Parlamento. Il porporato è intervenuto a margine della Giornata della Qualita' in programma oggi presso l'Ospedale Gaslini di Genova. IL DISCORSO. Il premier Enrico Letta ha concluso il suo intervento a palazzo Madama. "Concentriamoci solo su quello che dobbiamo fare, su quelle riforme che il Paese si sta stancando di chiederci". Il presidente del Consiglio chiede "coraggio e fiducia". "Mi appello al Parlamento tutto, dateci fiducia per realizzare questi obiettivi. Una fiducia che non è contro qualcuno, ma per l'Italia", dice il premier, "per gli italiani e per le italiane". "Dobbiamo costruire un patto di stabilità interno per stimolare gli investimenti invece che bloccarli. Senza investimenti non c'è innovazione e crescita. L'incubo di una recessione lo abbiamo alle nostre spalle", la legge di stabilità "è un'occasione per il cambiamento". Lo dice il presidente del Consiglio e ribadisce che verranno prese misure affinché il rapporto deficit/Pil rientri entro il 3% nel 2013. "Il nostro obiettivo è l'aumento di un punto del Pil nel 2014. Proprio perché non vogliamo nuove tasse", anzi "vogliamo abbassare le tasse verrà tagliata la spesa pubblica".Enrico Letta sottolinea i benefici della "stabilità messa così clamorosamente a repentaglio". Nel suo intervento al Senato il presidente del Consiglio poi ripete che i piani della vicenda giudiziaria di Silvio Berlusconi devono essere separati da quello del governo. "Non potevano nè possono essere sovrapposti", ha spiegato il presidente del Consiglio. "Basta convulsioni" sulla vita del governo e sulla decadenza di Silvio Berlusconi, chiede il capo dell'esecutivo.Sulle riforme istituzionali "nessun stravolgimento, nessun golpe, nessun attentato ai principi fondamentali della Costituzione. Questa volta ce la possiamo fare, costruire istituzioni funzionali e costruire una legge elettorale che restituisca il diritto di scegliere ai cittadini e consenta a chi vince di governare davvero". Lo afferma il presidente del Consiglio al Senato. Il governo, aggiunge, intende "sostenere e accompagnare attivamente il percorso parlamentare di modifica della legge elettorale, per evitare che il Paese possa tornare al voto con l'attuale legge".Una linea "che non è in contrasto con la consapevolezza che poi andrà rivista" in base al modello istituzionale costruito al termine del processo riformatore. "Oggi in poco tempo possiamo riformare la politica: i provvedimenti sono all'esame del Parlamento, se rapidamente discussi faremo una svolta con la pubblica opinione. Il tempo di attesa è scaduto". Così il premier, che inoltre ha espresso "gratitudine a Napolitano per quanto fa per l'Italia. Il governo è nato in parlamento e qui deve morire"."Abbiamo il dovere di restituire ai nostri figli la speranza - ha concluso il premier -. L'11 marzo del 1947 un grande liberale, Benedetto Croce, si rivolse in Parlamento ai suoi colleghi dell'Assemblea costituente con queste parole: 'Ciascuno di noi ora si ritiri nella sua profonda coscienza e procuri di non prepararsi, con il suo voto poco meditato, un pungente e vergognoso rimorso". È durato 47 minuti l'intervento nell'Aula del Senato del presidente del Consiglio Enrico Letta. Il premier è stato interrotto da nove applausi oltre a quello finale, tutti da parte di Pd e Sc; nessun battimani si è levato da parte di Pdl, Lega e M5S. Ora avrà luogo un dibattito, al termine del quale il premier replicherà.Subito dopo la fine dell'intervento, Silvio Berlusconi ha deciso di riunire il gruppo del Pdl a palazzo Madama.Intanto una risoluzione per chiedere il voto di fiducia per il governo è firmata da 23 senatori del Pdl e Gal. Questi i cognomi: Naccarato, Bianconi, Compagna, Bilardi, D'Ascola, Aielo, Augello, Caridi, Chiavaroli, Colucci, Formigoni, Gentile, Giovanardi, Gualdani, Mancuso, Marinello, Pagano, Sacconi, Scoma, Torrisi, Viceconte, L.Rossi, Quagliariello.

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