giovedì 12 novembre 2020
Conte: diamo un segnale ma no a nuovi Dpcm. Più Esercito e Covid hotel. Di Maio: situazione fuori controllo. Zingaretti: coinvolgere tutte le opposizioni sulla manovra
Una veduta esterna del Pronto soccorso dell'ospedale "Cardarelli" di Napoli

Una veduta esterna del Pronto soccorso dell'ospedale "Cardarelli" di Napoli - Ansa

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La Campania e Napoli, ridotte a una sorta di rebus impazzito, irrompono sempre più a Palazzo Chigi. È soprattutto a loro che è stato dedicato il lungo vertice convocato ieri a Palazzo Chigi da Giuseppe Conte con i capi-delegazione di maggioranza e il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Un aggiornamento continuo, ma anche una risposta alle insoddisfazioni striscianti per le 'non decisioni' del giorno prima. Tutto resta rimandato a domani, venerdì, giornata chiave per stabilire ulteriori restrizioni tali da scongiurare un nuovo lockdown generalizzato. «La prossima settimana potrebbero scattare altre zone rosse», ammette Boccia a sera in tv, aggiungendo poi che «forse ci saranno altre misure restrittive che siamo pronti a fare ». La linea del governo, insomma, per ora non muta. Si punta sulle ultime ordinanze del ministro della Salute, Roberto Speranza (che hanno collocato in rosso 4 Regioni e la provincia di Bolzano e in arancione altre 7 Regioni), lasciando ai governatori mano libera per ulteriori strette dove i casi di contagio siano più gravi e aspettando di veder maturare gli effetti. Resta però probabile domani un altro giro di vite.

Che, a questo punto, non potrà escludere la Campania, già al centro d’infinite polemiche. È il presidente del Consiglio il primo ad ammetterlo: «Siamo lo Stato, sulle criticità di Napoli occorre dare un segnale. Bisogna alleggerire la pressione sugli ospedali». Il 'governatore-(ex) sceriffo' Vincenzo De Luca pare ormai in chiara difficoltà nel contenere la recrudescenza del virus, ma non viene mollato dal Pd, impegnato a non farlo passare come un simbolo di inefficienza. È una difficoltà rafforzata dai video choccanti che girano sul pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli, che pare quello di una città in guerra (per di più con un morto trovato nel bagno). E però le spinte sono divergenti. Per tutto il giorno M5s bombarda sul punto: lasciare la Campania in zona gialla «sarebbe una presa in giro». E a sera interviene Luigi Di Maio: «A Napoli e in molte aree la situazione è fuori controllo. Sono stato zitto finora, ma credo che il nostro governo non debba perder tempo». Conte è sulla graticola tra due fuochi, ma non cambia linea. Gran parte dell’incontro è stato aperto stavolta agli esperti: il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, e quello del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, nonché il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo.

A loro il premier ha rivolto la richiesta specifica di 'ricalibrare' il monitoraggio per far sì che la classificazione delle Regioni nelle varie fasce «non abbia elementi di discrezionalità, non c’è spazio per contrattazioni politiche, né è possibile derogare ai criteri stabiliti», ribadisce più volte nel lungo confronto. Gli scienziati hanno avanzato una nota di parziale ottimismo (il rapporto dei positivi rispetto ai tamponi è sceso dal picco del 17,1% a meno del 15%), pur facendo presente che il numero dei morti dovrebbe restare alto ancora per qualche giorno, non dispiegandosi ancora gli effetti delle ultime restrizioni.

Conte ha ascoltato, quindi ha tenuto il punto: il suo Dpcm 'funziona', non servono un altro decreto e soprattutto un lockdown generalizzato come in primavera (al quale, però, non chiude del tutto il segretario del Pd, Nicola Zingaretti: «Vedremo nei prossimi giorni»), le Regioni dovranno solo camminare su un binario di maggiori o minori restrizioni. Preoccupa certamente il tema sanitario, sul quale si valuta di intervenire con l’invio di più uomini dell’Esercito e della Protezione civile e mettendo a disposizione più hotel adibiti a ospedali 'di fortuna', ma c’è anche un tema di tenuta sociale non da poco, emerso già con le prime proteste a Napoli: se la città passasse in fascia rossa, non basterebbero gli aiuti economici del governo alle attività da chiudere a tranquillizzare un tessuto produttivo dove pesa anche la diffusione del lavoro nero. Si ipotizza che circa 60mila negozi dovrebbero ricevere fondi. E i soldi sono l’altro 'corno' del problema su cui s’è incentrato il confronto.

Mentre si attende che la manovra 2021 arrivi finalmente in Parlamento (è stato confermato, domani o sabato), è ormai scontato che i due 'dl Ristori' non basteranno più. Ne servirà un terzo e soprattutto servirà altro deficit, che il sottosegretario 5s Villarosa da giorni va quantificando in 20 miliardi circa. La Camera ha già indicato una finestra per il voto sul nuovo scostamento dei conti: il 25 novembre. Serve sempre la maggioranza assoluta dei parlamentari. E qui si colloca la nuova, forte apertura di Zingaretti a Berlusconi. Fonti Pd rilanciano la proposta di Antonio Tajani, che suona anche come una critica a Conte: «Non bastano gli appelli formali di Palazzo Chigi, serve sostanza: la legge di bilancio da scrivere insieme con doppio relatore». E Zingaretti dà l’imprimatur: «Quella di Fi è una buona proposta, va valutata e accolta coinvolgendo tutte le opposizioni, dobbiamo offrire sicurezza agli italiani». E di collaborazione istituzionale hanno discusso in un incontro pure i presidenti delle Camere, Elisabetta Casellati (Fi) e Roberto Fico (M5s).

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