mercoledì 29 settembre 2010
Oggi voto di fiducia, difficile ricerca di «quota 316». Fli: «Noi pronti a votarla». Berlusconi alla Camera chiede i numeri per confermare la sua maggioranza. Arriva anche il sostegno di cinque ex-Udc e di due deputati usciti dall’Api. Ma l’esito resta incerto. Bersani attacca: promettere la «rinomina» è corruzione.

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La svolta, inattesa eppur prevedibile, arriva alle 16.10: «Il governo metterà la fiducia», annuncia il ministro per i rapporti col Parlamento Elio Vito». La decisione, dopo una mattinata in cui era venuto alla luce l’espediente finiano di affidarsi a una doppia obbedienza, votando sì al documento del governo, presentendone nel contempo un altro in proprio, per prenotare mani libere su punti eventuali non nel programma elettorale, dalle intercettazioni al processo breve. Una mattinata nella quale lo strappo di cinque deputati dall’Udc e di due dall’Api di Rutelli rendeva più vicino l’obiettivo inseguito da Silvio Berlusconi dell’autosufficienza dai finiani. Vicino, ma non ancora raggiunto. Il premier, in ogni caso, sceglieva di sgombrare il campo dagli equivoci, da giochi di mozioni incrociate e possibili convergenze alternative. Giochi d’aula, peraltro, che sarebbero stati gestiti da un arbitro come Gianfranco Fini.«Il voto di fiducia è una scelta di assoluta chiarezza e di totale trasparenza», spiega il sottosegretario Paolo Bonaiuti. E a guardare bene sono gli stessi finiani a tirare un sospiro di sollievo per una soluzione che, sgombrando il campo dalle ipotesi più ardite, costringe tutti a convergere, falchi e colombe, interrompendo un confronto che stava per diventare scontro: «Per noi è positivo il ricorso alla fiducia, perché rende il passaggio parlamentare più chiaro, come lo stesso Fini aveva chiesto», usa ora il ramoscello d’ulivo Italo Bocchino, indicato da molti come causa vero dell’accelerazione berlusconiana. «Il nostro voto - aggiunge però, prima di sotterrare definitivamente l’ascia di guerra - sarà deciso nella riunione di gruppo dopo aver ascoltato l’intervento del presidente del Consiglio e dipenderà da toni e contenuti delle sue parole». Ma di fatto è bastata una riunione con Fini ieri per rimettere in riga i deputati di Fli. «È una segno di debolezza del Pdl», dice ora anche una colomba come Pasquale Viespoli: «Non se la sono sentita di andare allo scontro muscolare», dice il capogruppo al Senato di Fli in piena sintonia con Bocchino, e con la valutazione che lo stesso Fini aveva fatto filtrare.L’unica che non ci sta, alla fine, sembra proprio la Lega, che con Roberto Calderoli pronostica il «voto al 75 per cento».Nel pomeriggio, comunque, la conferenza dei capigruppo della Camera decideva all’unanimità per la deroga al regolamento anticipando il voto di fiducia che, quindi, si terrà oggi stesso. L’agenda prevede stamattina alle 11 il discorso di Berlusconi. Anticipato l’orario delle repliche del premier alle 16,30 (inizialmente previste alle 18). A seguire le dichiarazioni di voto e alle 19 la prima chiama sul voto di fiducia.
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