venerdì 13 dicembre 2013
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«Vorremmo lavorare in Italia ma per crescere è importante l’internazionalizzazione. Perché gli stranieri vengono nel nostro Paese a erodere quote di mercato e quindi, di conseguenza, anche noi facciamo altrettanto». Thomas Baumgartner, amministratore delegato di Fercam, fotografa in modo incisivo l’attualità della logistica. Dai moli del porto di Rotterdam descrive la situazione del mercato. L’azienda di Bolzano ha una delle sue filiali europee proprio qui, in Olanda nel porto più grande d’Europa – dove è presente dal 1982 e ha uno spazio di 6mila metri quadri – perché la competizione nel settore non offre alternative. E perché qui la burocrazia non rallenta le operazioni. «Il periodo di fermo di un container a Rotterdam è di poche ore, al massimo un giorno» sottolinea Baumgartner mentre in Italia i tempi si dilatano all’inverosimile. Spesso è la clientela stessa a scegliere il porto. Le regole le fa la logistica, in Olanda l’hanno capito e hanno vinto la scommessa, al contrario di quello che accade nel Bel Paese dove ben 24 autorità portuali preferiscono contendersi un "pezzo di pane" piuttosto che fare sistema. I numeri sono impietosi: Rotterdam nel 2012 ha movimentato 11,8 milioni di teu – i container da 20 piedi – e 441,5 milioni di tonnellate di merci. Solo nei primi nove mesi di quest’anno i teu sono stati 8,8 milioni, le merci 332 milioni. Il confronto? La portualità italica arriva a malapena a 9 milioni di teu. Come se non bastasse, si può aggiungere che Gioia Tauro movimenta 2,7 milioni di teu – ma è un porto di transhipment, ossia di trasbordo –, Genova 2 milioni e La Spezia 1,2: Gioia Tauro è all’ottavo posto in Europa, Genova al tredicesimo, La Spezia al diciassettesimo.Questo, al di là delle situazioni spesso di campanile che non aiutano, lo si può spiegare ancora con altri numeri di Rotterdam. Un porto che si sviluppa per una cinquantina di chilometri dal centro città al mare per un’area che corrisponde a 120 chilometri quadrati. Ha fondali con un pescaggio – le draghe sono continuamente in azione – di 20 metri, che raggiungono i 24 metri in alcuni punti. Ospita 6 terminal container mentre due sono in costruzione: per la realizzazione l’Autorità portuale, che è partecipata per due terzi dalla città e per un terzo dallo Stato, ha speso 2 miliardi che saliranno a 3 al termine dei lavori. I due nuovi terminal saranno utilizzati da privati (Apm del gruppo Maersk e Rotterdam World Gateway) che investiranno ancora 1 miliardo a testa. Ogni terminal movimenterà 4 milioni di teu. E chi dirige questa sorta di fabbrica – che dà lavoro a 90mila persone – punta a far sì che nel 2035 lo scalo sposti oltre 30 milioni di teu.«A Rotterdam – sottolinea Baumgartner – vengono scaricati 220mila teu l’anno che potrebbero essere movimentati negli scali italiani, ai quali aggiungere i 126mila di Anversa, i 43mila di Amburgo e i 52mila di Le Havre (per un totale di 441mila teu, ndr) –. E questo perché la clientela chiede continuità di servizio e regole chiare». Anche per questa ragione, conclude l’ad di Fercam, «continueremo a guardare con attenzione ai mercati esteri, ampliando la nostra presenza nei Paesi già presidiati o aprendo nuove filiali».
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