venerdì 3 febbraio 2023
Le opposizioni si ricompattano. Il testo bocciato da Bonaccini e Schlein. Conte attacca: unità del Paese svenduta per le elezioni Il governatore della Campania De Luca prepara la resistenza
Il fronte del no: ora mobilitazione
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È appena stato avviato il primo passo dell’autonomia fortemente voluta dalla Lega, con il sostegno pieno dell’esecutivo e della premier Giorgia Meloni, e già le opposizioni cercano e chiedono di bloccarne l’iter. Insolitamente compatte (anche se negli ultimi tempi si registra sempre più spesso un fronte comune contro le politiche dell’esecutivo di destra) le minoranze temono per l’unità del Paese e individuano nella scuola e nella sanità i fronti di sofferenza nel caso dell’approvazione della riforma. Nel Pd, i candidati segretari concordano sul no al testo Calderoli, che non convince neppure Stefano Bonaccini, non contrario al potere per le regioni di muoversi indipendenti, ma per niente convinto dalle misure del ministro per gli Affari regionali. La bozza approvata ieri, dunque, per il governatore emiliano «è irricevibile e noi siamo pronti alla mobilitazione perché non è stata condivisa con la Conferenza delle Regioni, cosa clamorosa e incredibile, e perché è un'autonomia differenziata che non tiene conto delle nostre proposte e va nella direzione di spaccare il Paese», dice.

Fortemente contraria anche Elly Schlein- Per l’aspirante segretaria pd «sarebbe opportuno che le Regioni del sud e quelle guidate dal Pd chiedessero una convocazione urgente della Conferenza Stato-Regioni. Conferenza Stato-Regioni ignorata e umiliata dal governo e da Calderoli che non ha voluto fare un passaggio preventivo col voto delle Regioni», esorta. Ma mentre l’altra candidata, Paola De Micheli, è certa che «aumenterebbero le disuguaglianze », sono diversi i governatori pronti a scendere in piazza. Per lo più quelli del Pd, sebbene i presidenti delle regioni meridionali del centrodestra siano tutt’altro che convinti del testo approvato. « È una proposta propagandistica che spacca l’Italia», è certo Vincenzo De Luca, presidente della Campania, deciso a opporsi allo «smantellamento della sanità pubblica e della scuola pubblica statale». Il prossimo passaggio sarà nella Conferenza Stato-Regioni che si è sentita scavalcata da Calderoli. E qui la promessa è quella di una battaglia senza esclusione di colpi.

C’è poi l’accusa per la tempistica. «Ci indigna profondamente questa cosa di voler fare l'autonomia differenziata prima delle elezioni in Lombardia», fa notare il governatore della Puglia Michele Emiliano. Stessa accusa dal presidente del M5s Giuseppe Conte. « La patriota Meloni paga il dazio a Salvini per tenerlo in maggioranza. Svende l’Unità d'Italia per qualche voto in più», commenta. Stessa lettura da parte del leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, che ribattezza la bozza lo «spaccaItalia». Un «capolavoro del governo della destra. Il capo leghista aveva bisogno di un trofeo da esibire prima del voto in Lombardia e quindi ha spinto sull'obbrobrio dell'autonomia disegnato da Calderoli, nella speranza di evitare il tracollo totale e l’insurrezione della corrente nordista nella Lega». Concordi in pieno anche nel Terzo Polo. «Salvini si complimenta e Calderoli passa da statista: tutto molto bello, ma l’applauso se lo fanno da soli perché è l’unico che avranno.

Noi saremo in Parlamento a contrastare questa visione del Paese che aumenta le differenze, si dimentica i territori e le loro necessità e rimanda un serio processo di decentramento costruttivo e utile per il futuro dell’Italia», avvisa Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Italia Viva alla Camera. «Si poteva e doveva fare una discussione seria sull'autonomia, sui livelli dei servizi da garantire a tutti, su come distribuire in modo serio le competenze tra stato regioni ed enti locali - concorda sempre dal Terzo polo Ettore Rosato - , invece il governo ha approvato una cosa così, tanto per sventolarla in Lombardia, dove si vota la prossima settimana. Finirà in nulla».

Di più, i sindacati sono pronti a mobilitarsi con i governatori. Il ddl, per Maurizio Landini, «è sbagliato e va contro il Paese», che «è già diviso, ha già troppe disuguaglianze. Non è quello di cui ha bisogno». Ancora, per il segretario generale della Cgil la riforma Calderoli «indebolisce il Paese, anche nel rapporto con gli altri Stati, rischia di mettere in discussione il rapporto con le parti sociali, perché non è stato discusso con nessuno, e svilisce il ruolo del Parlamento», ma soprattutto, va oltre Landini, «dietro alla logica dell'autonomia c'è la messa in discussione anche dei contratti nazionali di lavoro». E la giornata non è memorabile per tutto il centrodestra.

Tra i governatori del Sud, Renato Schifani continua a mostrare forte preoccupazione. « I miei colleghi governatori del Nord dice il presidente di Fi della Sicilia - conducono battaglie a difesa dei loro territori sostenendo anche una maggiore capacità nel versamento dei tributi, ma su servizi essenziali come sanità e scuola resto convinto che non possono esserci medici o professori più pagati al Nord e meno al Sud».

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