venerdì 9 gennaio 2015
​Il Forum delle associazioni familiari sul caso del figlio di una donna spagnola e concepito in vitro con l’ovocita della compagna italiana. Lo strappo di Torino
È il mercato dei desideri di Francesco D'Agostino
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«Il caso del bambino con due mamme è l'ennesimo episodio in cui si fa carta straccia delle qualità fondative della famiglia naturale, ma anche della specifica identità giuridica della famiglia, così come viene definita dalla Costituzione». Il Forum delle associazioni familiari prende posizione sul caso del bambino torinese, figlio di una donna spagnola e concepito in vitro attraverso fecondazione eterologa con l’ovocita della sua compagna italiana (sposata grazie alla legge iberica che lo consente) e seme di "donatore". Le due donne poi avevano divorziato decidendo per l’affido comune del piccolo, che una volta arrivato in Italia con la donna italiana che lo rivendica come figlio (mentre per la legge italiana il bambino è figlio di chi l’ha partorito) ha creato un problema giuridico difficilmente risolvibile. Al termine di un braccio di ferro giudiziario, la donna italiana s’è vista dare ragione nella sua richiesta di iscrivere il bambino all’anagrafe del Comune di Torino come figlio di «mamma A» e «mamma B». La decisione del Comune di ottemperare alla sentenza e non opporsi crea dunque uno strappo nell’ordinamento italiano, non essendo previsto da alcuna legge (e tantomeno dalla Costituzione) che un cittadino italiano possa essere figlio di due madri, e in più che non risulti alcun padre (che invece ovviamente c’è). «La cosa singolare e pretestuosa», sottolinea il Forum, è che la decisione sia stata presa «nel nome dell'interesse del bambino. Ha ragione l'arcivescovo di Torino, Nosiglia, quando ricorda che "di mamma ce n'è una sola" e che "l'espansione senza fine di certi 'diritti soggettivi' porti a situazioni di grande confusione (giuridica e non solo), con il rischio che a pagarne le conseguenze siano prima di tutto proprio quei 'minori' che si intende tutelare"». Ora invece si sta enfatizzando «in chiave ideologica le pretese di alcune coppie. Già è grave – aggiunge il Forum nazionale – quando è la politica a fare queste scelte ideologiche, come nel caso dei sindaci che trascrivono "automaticamente", in modo arbitrario, i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all'estero, che non sono assolutamente riconosciuti nel nostro Paese. Almeno poi i sindaci sono sottoposti al giudizio degli elettori, che prima o poi potranno decidere se rivotarli oppure no». Invece ciò «a cui si sta assistendo è l'indebito protagonismo giudiziario di singoli giudici o delle varie Corti, con scelte, giudizi e pronunciamenti sui quali nessuno potrà mai chiedere loro conto». Il Forum denuncia che «non c'è rispetto né per la famiglia né per lo Stato, entrambi asserviti alla "ideologia creativa" di persone che usano le istituzioni, anziché servirle. In questo strano Paese neppure sulle cose che fondano la società si riesce a discutere senza inquinare tutto con ideologie e interessi di bottega». È vero che le «biotecnologie aprono nuove opportunità, più o meno buone», che vanno «regolamentate anche a costo di modificare assetti legislativi esistenti», ma «questa è una scelta che deve essere fatta nella giusta sede, in Parlamento. Il Codice civile, il diritto di famiglia e perfino la legge 40 che prevede l'applicazione della fecondazione eterologa solo con un padre e una madre, si modificano a Roma, non in giro per i tribunali o per gli uffici dei sindaci di tutt'Italia, e neppure sposando acriticamente scelte importate da altri Paesi».

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