giovedì 17 giugno 2010
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Il calcolo di Berlusconi è semplice, anche se per molti è sbagliato: «Ci sono 150mila telefoni sotto controllo – ha ragionato il premier – e ciascuno di noi parla nel tempo con 50-100 persone. Basta moltiplicare 150 per 50, significa che ci sono 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate». Una cifra, si diceva, molto contestata. In primo luogo dall’Associazione nazionale magistrati, che ha riportato i dati ufficiali del ministero: nel 2009 sono state messe sotto controllo 119.553 utenze telefoniche e sono state disposte 11.119 intercettazioni ambientali. In base a questi dati, il sindacato delle toghe deduce che in realtà le persone "ascoltate" sono meno di 40mila, ovvero lo 0,07 per cento della popolazione. Ancora più bassa la stima di Walter Nicolotti, presidente dell’Iliia (l’associazione delle aziende private che forniscono le apparecchiature per le intercettazioni), secondo il quale «partendo dai dati del ministero e considerando che ogni soggetto ha in uso circa 5 telefoni, è plausibile che il numero effettivo sia di circa 26mila soggetti». Ma, ha ricordato il ministro della Giustizia Alfano, gli "spiati" sono in realtà «un numero elevatissimo, perché per ciascun telefono intercettato s’intercetta anche chiunque parla con quello». Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, tuttavia, Berlusconi vuole dare l’idea «che saremmo in uno Stato di polizia» per fare «terrorismo ad personam».
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