giovedì 1 agosto 2013
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​«Posso solo aspettare la sentenza come un imputato qualunque. Ho la testa sul ceppo e so che vogliono abbassare la mannaia...». È uno sfogo amaro. A tratti drammatico. Silvio Berlusconi ripete quasi meccanicamente la linea difensiva dei suoi legali. Racconta fatti. Cita date. Ricostruisce. «Il processo Mediaset è un’ossessione. Non dormo più, non penso ad altro...», confida l’ex premier. C’è silenzio a palazzo Grazioli. Berlusconi aspetta e combatte. «Non riesco ad accettare una condanna. Non posso accettarla. Sono innocente». Berlusconi ripete quell’ultima parola: «Innocente...». La sillaba, pure. Poi insiste. «Non firmo per una riduzione della pena, non firmo per una cancellazione dell’interdizione. Io sono innocente. Io voglio l’assoluzione».Sono ore complicate. Berlusconi sente i collaboratori più fidati. Si confronta con Alfano. Ascolta gli amici di sempre. Ma è il confronto con la figlia più grande a essere quello più vero. «Ora voglio solo affetto», ripete il Cav. Marina capisce: «Sono orgogliosa di avere un padre come te. Hai trascurato affetti e affari per pensare al Paese e ti hanno ripagato con vent’anni di persecuzioni». Berlusconi ora aspetta.Ma il silenzio imposto dal Cavaliere al Pdl («Nessuno attacchi il governo o i giudici») inizia a “pesare”. L’ansia cresce negli esponenti del partito, di pari passo con la consapevolezza di non poter fare nulla: nessun passo azzardato, nessuna frase fuori dalle righe, il che acuisce la tensione. D’altra parte è la condotta chiesta a tutti dall’avvocato Coppi. In realtà, il Cavaliere non disdegnerebbe affatto una manifestazione a suo sostegno. Ma c’è il veto di Coppi, appunto. Così, l’ex premier ha dovuto stoppare sul nascere il tam tam, a cui avevano dato il via alcuni fedelissimi - come Daniela Santanchè, non senza suscitare il disappunto di molti big pidiellini -, per organizzare per oggi, in concomitanza con la sentenza della Cassazione, una manifestazione di parlamentari e militanti davanti a palazzo Grazioli. Notizia che, riferiscono insider dentro al Pdl, avrebbe mandato su tutte le furie lo stesso Coppi, costringendo il coordinatore Denis Verdini a fare retromarcia e a smentire, precisando che si trattava di «manifestazione spontanea». La macchina organizzativa invece era già partita. Del resto l’appuntamento era stato annunciato nel pomeriggio di ieri proprio da Santanchè attraverso il social network Twitter: «Il nostro partito è come una famiglia e domani saremo sotto palazzo Grazioli dalle ore 17 per il nostro Presidente Berlusconi. Vi aspetto». Poi, dal fortino romano di Berlusconi (in serata sono state rafforzate le misure di sicurezza davanti a palazzo Grazioli e alla Cassazione) è arrivato lo stop e Santanchè ha dovuto “mollare”: «Non si fa più niente, si aspetta». La linea, la stessa da giorni, non cambia di una virgola: nessun tono fuori posto fino alla sentenza. E, soprattutto, il governo non sarà travolto da un’eventuale condanna. Anche se, tagliano corto diversi big pidiellini, il Cavaliere è sempre stato e continuerà ad essere imprevedibile: chissà che non decida di parlare lui, oggi, direttamente con il suo popolo e che, in caso di condanna, non ritenga più opportuno far saltare tutto. Si vedrà.<+copyright>
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