giovedì 3 giugno 2010
COMMENTA E CONDIVIDI
I faticosi tentativi di ridimensionare il caso da parte delle seconde file leghiste vengono vanificati a sera dall’aspro commento del presidente della Repubblica. L’ennesima diserzione dei vertici del Carroccio della parata militare del 2 giugno riapre fragorosamente il fronte polemico con la Lega, il cui ministro dell’Interno per il terzo anno consecutivo partecipa alla festa della Repubblica a Varese, dove non viene suonato comunque l’Inno di Mameli. Sui palchi delle autorità in via dei Fori imperiali nessun rappresentante del governo mandato da Bossi. Solo il sottosegretario Francesco Belsito e i due vicecapigruppo alla Camera e del Senato, Sebastiano Fogliato e Lorenzo Bodega. Ma il premier, durante il vertice del Pdl, avrebbe minimizzato: «Non c’era neanche Bersani...».Berlusconi con i suoi parla di polemiche «assurde e pretestuose». Termine, quest’ultimo, su cui si ritrova tutta la maggioranza. Per Marco Reguzzoni, presidente dei deputati lumbard, però, non è facile sdrammatizzare dopo le parole arrivate dal Colle. «Le polemiche sull’assenza della Lega Nord alle celebrazioni del 2 giugno sono pretestuose – dice anche il capogruppo –. La Lega era presente sia al ricevimento al Quirinale martedì sera, con me e con Francesco Speroni, sia alla parata». Ma «pretestuose» le polemiche suonano anche al presidente della Regione Piemonte Roberto Cota, per il quale, anzi, Maroni «ha fatto sentire la presenza dello Stato sul territorio e questo mi sembra un bel segnale».Con il passare delle ore il malessere nella maggioranza, però, continua a crescere, sebbene l’ordine di scuderia da via del Plebiscito resti quello di coprire la scelta della Lega. Così pure Maurizio Gasparri difende Maroni: «Non credo che per questa sua assenza possa essere considerato un cattivo ministro dell’Interno». E anche il titolare dei Rapporti con le regioni Raffaele Fitto minimizza: «Non è in discussione in alcun modo la partecipazione e il senso di unità nazionale della Lega».Ma che il problema ci sia lo ammette il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Questo è un brutto segnale, ma quello che conta è che l’83 per cento degli italiani è orgoglioso di far parte di un’unica grande nazione. Tutto il resto è retorica, chiacchiere che non hanno valore».O almeno così vorrebbe il vicecapogruppo del Carroccio Bodega, che si svocia: «Alla parata c’eravamo. La Lega era ben rappresentata». Un’impresa non facile la sua, con l’assenza "pesante" del ministro dell’Interno, a capo di quella Polizia di Stato sfilata sotto gli occhi dei vertici istituzionali. Maroni, però, non cede. «Sono 3 anni che vengo a Varese. Questa è una giornata di festa, non parlo».Parlano eccome le opposizioni. «La festa della Repubblica deve unire tutti gli italiani, nessuno escluso, in un sentimento di autentica riconciliazione nazionale», esordisce il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. «In questo contesto l’assenza alle celebrazioni dei principali leader e degli esponenti di governo espressione della Lega rappresenta una nota stonata e probabilmente un’occasione persa».Più che persa, la decisione leghista sembra ben ponderata al presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti: «I ministri leghisti non ci sono per un motivo chiaro. La Lega ha come obiettivo strategico quello di dividere e demolire l’Italia».Insomma, non è cosa di poco conto. Stigmatizza dall’Idv Nello Formisano: «Dispiace constatare con amarezza che ancora una volta un pezzo intero del governo e della maggioranza sia assente a una manifestazione di così grande significato».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: