venerdì 24 luglio 2015
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«Noi sappiamo benissimo da che parte sta Dio. Ce lo dice il Vangelo. Dio sta dalla parte degli umili, di chi ha subito violenza. Dio sta dalla vostra parte». Cosi parla il vescovo di Locri- Gerace, monsignor Francesco Oliva. Davanti a lui sono gli oltre 500 partecipanti ai 'Sentieri della Memoria', una marcia nel cuore dell’Aspromonte, fino a Pietra Kappa, un gigantesco monolito che spunta dai fittissimi boschi. Qui il 25 giugno 2003 venne ritrovato il corpo di Lollò Cartisano, fotografo di Bovalino, l’ultimo sequestrato dalla ’ndrangheta. Portato via il 22 luglio 1993, mai più tornato a casa. Dieci anni dopo una lettera anonima di uno dei suoi carcerieri permise di trovarne il corpo.  Ogni anno la marcia vuole ricordarlo e con lui tutte le vittime innocenti delle mafie. Tanti i familiari che, come in una Via Crucis, lungo il cammino raccontano la storia dei loro cari e l’impegno per portarne avanti la memoria. A metà percorso, in un’ampia radura, il vescovo celebra la Messa, con lui don Luigi Ciotti e una decina di sacerdoti, sia calabresi che di altre regioni, in questa terra coi gruppi che partecipano ai campi di lavoro sui beni confiscati. Monsignor Oliva parla di perdono e sottolinea «che più che con le parole lo si concretizza impegnandosi. Ed è quello che voi fate con la vostra vita». Intanto un gruppo di arrampicatori sale su Pietra Kappa, portando la bandiera di Libera e un orologio fermo, appartenuto a Gianluca Congiusta, vittima di ’ndrangheta, «a simboleggiare un tempo che per i familiari si è arrestato il giorno della morte dei loro cari» spiega il papà Mario. Non senti parole di vendetta. Lo sottolinea don Ciotti ricordando l’incontro dello scorso anno con Papa Francesco, «il suo abbraccio ai familiari» ma anche «quell’invito in ginocchio ai mafiosi a convertirsi». Anche per loro si prega. Ma, come aggiunge don Luigi, rivolgendosi ai familiari, «anche per la verità che molti di voi non hanno avuto». croce20150722_1_46991999.jpgCroce in memoria del fotografo Lollò CartisanoChiedendo poi alla politica «un maggiore impegno contro mafie e corruzione, e per il vero bene comune ». Quello che fanno i familiari, come sottolinea Deborah, figlia di Lollò. «Quella di oggi è una partenza, non un arrivo. Che ricordi a tutti, domani, sui territori, da che parte stare». Come aveva deciso Roberto Morrione, grande giornalista, direttore di RaiNews24, che già malato aveva dedicato gli ultimi anni di vita a Libera Informazione, sostenendo una stampa libera nella lotta alle mafie. Da oggi le sue ceneri riposano sul luogo del ritrovamento di Lollò.
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