venerdì 5 agosto 2022
Secondo il Cnr negli ultimi sette mesi le temperature sono salite a livelli mai raggiunti prima. Dimezzate le piogge. Oggi "bollino rosso" in sedici città. Ma lunedì la morsa del caldo si allenta
Il fiume Po in secca nel tratto sotto il Ponte della Becca, presso Pavia

Il fiume Po in secca nel tratto sotto il Ponte della Becca, presso Pavia - Duilio Piaggesi

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Italia torrida come ai Tropici. Dal primo mattino al tramonto il sole picchia forte lasciando nell’aria ferma un bollore anomalo. E durante la giornata l’umidità si cala sulla pelle come un velo appiccicoso e pesante. L’asfalto fuma. La pioggia è un miraggio. Di notte non si respira. Nel Tirreno l’acqua sfiora i 30 gradi, quasi tutti i grandi fiumi sono in secca e i campi aridi e rinsecchiti. È la condizione che viviamo ormai dall’inizio dell’estate, con poche eccezioni da Bolzano a Pantelleria.

Un’ondata di calore africano cominciata il 10 maggio e proseguita senza significative interruzioni fino a questo abbrivio d’agosto

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Ma i dati diffusi ieri dal Cnr ci dicono anche che non è stato mai così caldo nel Belpaese dal 1800 a oggi, almeno nei primi sette mesi dell’anno: in base ai rilevamenti dell’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima (Isac), dal 1° gennaio al 31 luglio del 2022 le temperature sono salite a livelli mai raggiunti da quando si è cominciato a misurarli con continuità. La media delle temperature nel periodo preso in esame è stata infatti superiore di 0,98 gradi, come non accadeva da più di due secoli. E, addirittura, a luglio sono stati registrati 2,26 gradi sopra la media del mese. Come sarà nel resto di agosto? Le previsioni, come vedremo, non sono incoraggianti. Nello stesso periodo esaminato da Isac-Cnr, inoltre, le precipitazioni sullo Stivale (e isole annesse) si sono dimezzate: la siccità ha toccato punte tali da poter battere, al 31 dicembre, salvo un improbabile ribaltamento del quadro meteorologico, il record dell’anno più siccitoso della storia italiana che fu il 2017 con circa il 30% in meno di pioggia rispetto alla norma.

L’allarme calura, dunque, rimane con le frecce in alto: oggi “bollino rosso” in 16 città, poi, da lunedì prossimo, seguiranno tre giorni di tregua anche al Sud ma da giovedì la colonnina di mercurio tornerà a salire un po’ ovunque fino a raggiungere i 38-40 gradi all’ombra, soprattutto sulla pianura padana. Oggi l’ondata di calore colpirà in particolare Bolzano, Brescia, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Milano, Palermo, Perugia, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo. Ma, con l’assenza della pioggia e i fiumi asciutti, è la mancanza di acqua a preoccupare di più, perché la situazione delle coltivazioni è drammatica. «Se mancano grano e mais noi dobbiamo rivolgerci ad altre economie – ha commentato in proposito la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ieri ha visitato il Polesine –, la siccità ora non è più soltanto sulle spalle degli agricoltori ma anche su quelle di tutte le famiglie che quando vanno al supermercato trovano i prezzi degli alimentari aumentati di oltre il 10%: quindi dobbiamo assolutamente impedire – ha concluso – che la siccità si trasformi in un deserto economico».

«Siamo di fronte – ha spiegato la Coldiretti – a un impatto devastante della siccità e delle alte temperature con danni all’agricoltura che superano i 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione nazionale. Le campagne italiane sono allo stremo con cali produttivi del 45% per il mais e i foraggi che servono all’alimentazione degli animali, del 20% per il latte nelle stalle, del 30% per il frumento duro per la pasta di oltre un quinto delle produzione di frumento tenero, del 30% del riso, meno 15% frutta ustionata da temperature di 40 gradi, meno 20% cozze e vongole uccise dalla mancanza di ricambio idrico nel Delta del Po, dove – evidenzia l’associazione degli agricoltori – si allargano le zone di “acqua morta”, assalti di insetti e cavallette con decine di migliaia di ettari devastati». La vendemmia è stata anticipata perché l’uva è già matura ma si rischia di perdere il 10% della produzione. In montagna i pascoli sono sempre più secchi e anche la raccolta delle olive potrebbe mostrare, a ottobre, sensibili crolli per il settore oleario.
Ma l’emergenza caldo non dovrebbe cessare in autunno perché dovremo fronteggiare ancora, in base alle valutazioni del Cnr, fenomeni atmosferici estremi. Insomma, non si può proprio dire che,almeno dal punto di vista meteorologico... “staremo freschi”.


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