giovedì 31 marzo 2016
COMMENTA E CONDIVIDI
ROMA Più che un sassolino, Ignazio Marino dalla scarpa si toglie un macigno. Che rotola addosso al Pd e non risparmia nessuno, dal premier Renzi ai suoi ex assessori al commissario del partito romano Matteo Orfini, «un insetto che da solo può distruggere un campo di grano». Ecco le 'Catilinarie' versione Marino. 'Epurato' dopo 28 mesi di governo, per lui arriva il giorno della rivincita nel libro Un marziano a Roma, appellativo usato da molti per definire la sua estraneità a certe logiche partitiche. Nessun pelo sulla lingua, dunque: «Se avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella di isolamento», dice sicuro. L’ex chirurgo dem non scioglie ancora il nodo sulla sua candidatura, ma parla del partito che lui stesso ha contribuito a fondare, «e che non esiste più». Durissimo l’attacco a Renzi: «Quando sono diventato sindaco, Roma era in una situazione drammatica e bisognava sganciarla dalle lobby. Purtroppo questo non è quello che vuole il governo: preferisce sedersi ai tavoli con le lobby e decidere lì». E ancora: «Nell’allontanarmi questo governo, che risponde a Renzi, ha fermato molti dei cambiamenti che noi avevamo messo in atto». E ce n’è anche per la Regione: «Il fatto che Roma abbia ricevuto, in 2 anni e mezzo, per il trasporto pubblico meno della metà di Milano è indice di una non piena collaborazione del governo nazionale e regionale». Ma il governatore Nicola Zingaretti replica: «Noi stiamo aprendo cantieri, questo occorre a Roma». Sugli ormai famosi scontrini che gli sono costati la carica, Marino assicura di non aver «mai utilizzato denaro pubblico a fini privati». E aggiunge: «Mi piacerebbe che la stessa trasparenza fosse utilizzata dal capo del Governo che ha speso in un anno da presidente della provincia di Firenze 600mila euro in rappresentanza, rapidamente archiviate dalla magistratura contabile». Marino parla ai giornalisti di discontinuità della sua amministrazione e di Mafia Capitale: «Quando ricevetti il curriculum di Luca Odevaine (poi arrestato, ndr) lo esclusi perché aveva avuto ruoli di primo piano in amministrazioni guidate dal Pd in Comune e in Provincia e io preferivo professionisti meno legati al passato ». Non solo: «Prima dei primi arresti dell’inchiesta del procuratore Pignatone sulla criminalità organizzata a Roma il vicesegretario di Renzi alla segreteria nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, mi sollecitò a nominare Mirko Coratti (poi indagato, ndr) vicesindaco allo scopo di 'stabilizzare' la giunta». Ma Guerini smentisce «nuovamente e in modo categorico ». L’ex sindaco affronta anche l’episodio di papa Francesco che al ritorno da Philadelphia disse di non averlo invitato lui. Marino parla di un incontro chiarificatore con il Pontefice il 1° febbraio: «Le sue parole strumentalizzate dalla politica». Le reazioni non tardano. A cominciare da Orfini: «Non faccio il recensore di romanzi fantasy ». E Guerini commenta: «Solo tanto livore e offese verso il nostro partito». L’ex vicesindaco Marco Causi nega i presunti consigli che avrebbe dato a Marino di lasciare Roma, divenendo irreperibile per far decadere il Comune. Raffaele Cantone, presidente dell’anticorruzione, dà atto all’ex sindaco di un «tentativo di discontinuità specie nell’ultimo periodo».
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: