sabato 13 aprile 2013
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Anche imprenditori e artigiani all’ambulatorio del gioco d’azzardo. Non i soliti frequentatori, ormai da una vita, della sale slovene piuttosto che carinziane, oggi sempre più a corto di risorse a causa della crisi. Ma titolari di piccole aziende che, disperati per il mancato pagamento delle commesse da parte della pubblica amministrazione o dei loro stessi colleghi, s’illudono di recuperare qualche soldo per pagare lo stipendio ai dipendenti giocando d’azzardo. E il più delle volte, ovviamente, ci rimettono. Ecco perché in pochi mesi hanno raddoppiato gli accessi all’Ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico dell’Ulss 7, costituito da un’équipe di specialisti operativa presso il Centro per le dipendenze giovanili di Parè, a Conegliano, in provincia di Treviso. «La crisi, purtroppo, incentiva il gioco. E non solo da parte di artigiani e imprenditori, fra le prime vittime – sottolinea Michela Frezza, responsabile del Servizio per le dipendenze –. Ma anche, ad esempio, delle casalinghe che un tempo si affidavano all’azzardo per motivi di solitudine, oggi anche per cercare di recuperare qualche soldo che consenta alle loro famiglie di arrivare alla fine del mese». Nel primo trimestre dell’anno, i nuovi utenti sono stati 13 su un totale di 39 persone seguite dal Servizio, a fronte dei 26 casi seguiti nell’arco dell’intero 2012. Se il trend proseguirà in linea con il primo trimestre l’Ambulatorio raddoppierà, rispetto allo scorso anno, l’utenza, superando i 50 casi, un terzo circa di quello che le stime ipotizzano essere il numero di “giocodipendenti” nel territorio dell’Ulss 7». Siamo a Conegliano, nel profondo Nordest, terra non solo ricca ma opulenta fino a qualche anno fa. Terra di gente che non si rassegna a perdere i livelli di benessere del recente passato. L’utenza è rappresentata soprattutto da pensionati e casalinghe, ma ci sono, tra le persone che hanno chiesto aiuto per "liberarsi" dalla schiavitù del gioco, anche imprenditori, e artigiani.Il più giovane, tra i "nuovi utenti" ha 28 anni, il più anziano 67. Netta la prevalenza maschile, 29 maschi contro 10 donne, in questo primo trimestre di attività del 2013. «Quelle che arrivano da noi sono persone – spiega Frezza – che, a causa della dipendenza dal gioco, si trovano ad affrontare difficoltà personali, relazionali ed economiche. A prendersi cura di loro, e dei loro familiari, è un’équipe costituita da varie professionalità che lavora in modo coordinato». «L’aumento dell’utenza rilevato è sicuramente esponenziale – conferma Frezza – e va correlato a una serie di fattori. Da un lato abbiamo una maggiore sensibilizzazione: va valutato positivamente il fatto che, rispetto al passato, i giocatori adesso iniziano a riconoscere la propria dipendenza e a chiedere aiuto. Parte dell’incremento dell’utenza è legato anche al fatto che, a seguito del decreto Balduzzi i gestori delle sale gioco devono pubblicizzare i Servizi che si occupano di curare le dipendenze. Non possiamo però negare – conclude Frezza – che continuano ad aumentare i  «malati di gioco»: con la crisi le persone giocano di più, paradossalmente meno soldi si hanno e più si tenta la fortuna, finendo spesso per dilapidare l’intera pensione o i risparmi di una vita». Per rispondere alle problematiche di un numero purtroppo sempre crescente di malati di gioco da questa settimana è attivo, nel territorio dell’Ulss 7, oltre all’Ambulatorio per il gioco d’azzardo patologico, anche un Gruppo di auto-aiuto, l’Associazione Giocatori Anonimi che ha avviato martedì 2 aprile i propri incontri settimanali.
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