sabato 25 luglio 2015
Sentenza della Cassazione: a Livorno paghino gli arretrati. La replica: chiudiamo, non abbiamo scopo di lucro. La Fidae: interdetti. (Chiara Domenici)
L'ESPERTO «Principio sconvolgente». A rischio anche le attività sportive, culturali, ricreative... (Umberto Folena)
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Una sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito che due scuole cattoliche livornesi, l’Istituto Immacolata (suore Mantellate) e il Santo Spirito (Salesiane) dovranno pagare gli arretrati di Ici/Imu per gli anni dal 2004 al 2009. Un provvedimento destinato a far discutere. La vicenda si apre nel 2010, a seguito della notifica da parte dell’ufficio tributi comunale di avvisi di accertamento per «omessa dichiarazione e omesso pagamento dell’Ici» sugli immobili in cui da anni le suore gestiscono la scuola dell’infanzia e il ciclo delle primarie, per un totale di circa 300 alunni per ciascuna struttura. Il Comune successivamente ricorre al tribunale. Nella prima sentenza i giudici danno ragione al Comune di Livorno, ma le Congregazioni non ci stanno, anche perché pagare quella somma di arretrati significherebbe mettere a rischio l’esistenza della stessa scuola e così decidono di ricorrere in appello. E sembrano aver ragione, perché la commissione regionale tributaria, in secondo grado considera irrilevante lo "scopo di lucro", in quanto le scuole paritarie operano in regime di perdita e la conduzione dell’attività è tale da «non produrre reddito». Ieri la Cassazione ha ribaltato questa sentenza, facendo valere il cosiddetto principio presuntivo: c’è una retta mensile che entra nelle casse dell’Istituto e per tanto la scuola ha «attitudine a conseguire la remunerazione dei fattori produttivi». Tradotto con la nota diffusa dal Comune di Livorno, «poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, senza che a ciò osti la gestione in perdita». A seguito di questa sentenza, fanno sapere dal Comune, saranno notificati alle scuole anche gli importi dovuti per le annualità 2010 e 2011, imponibili a fine Ici. Il pronunciamento da parte della Corte di Cassazione è il primo in Italia su questo tema specifico. Immediate le reazioni del mondo politico e istituzionale, ma anche dell’associazionismo. «Sono sentenze che lasciano interdetti, perché costringeranno le scuole paritarie a chiudere» dichiara senza mezzi termini don Francesco Macrì, presidente della Fidae (Federazione Istituti di attività educative), a Radio Vaticana. Dello stesso avviso Edoardo Patriarca. «La sentenza della Cassazione – sottolinea il deputato Pd – rischia di mandare all’aria non pochi istituti. Questi istituti vengono assimilati a realtà commerciali, ma in realtà svolgono un servizio pienamente pubblico, spesso laddove lo Stato non riesce ad arrivare». Patriarca poi continua: «Rispettiamo la legge, ma evitiamo che chiudano istituti, che migliaia di persone rimangano senza lavoro e che si perda un patrimonio culturale». «Se le scuole paritarie devono pagare l’Imu – paventa Gabriele Toccafondi, sottosegretario al Miur – molte aumenteranno le rette o chiuderanno. Lo Stato, di conseguenza, dovrà trovare nuove risorse per costruire nuove scuole e gestirle e la parità scolastica non solo sarà minima nel nostro Paese, ma proprio scomparirà. Rispetto le sentenze, ma questo non vuol dire che, conoscendo la situazione dei conti di queste scuole, non si arrivi a delle conclusioni che mi paiono logiche».
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