sabato 9 agosto 2014
​Varato il decreto Alfano. Il Daspo diventa collettivo. Il ministro dell'Interno: lo Stato ha perso la pazienza.
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Il governo sceglie la linea dura contro la violenza negli stadi. Perché «lo Stato – dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano - ha perso definitivamente la pazienza con chi vuole rovinare il calcio». A un mese e mezzo dalla morte di Ciro Esposito – il tifoso napoletano che il 3 maggio, prima della finale di Coppa Italia Fiorentina-Napoli, era stato colpito dai proiettili sparati dal romanista Daniele De Santis - il Consiglio dei ministri vara il «decreto Alfano» sulla violenza negli stadi. «Dobbiamo dare un calcio alla violenza – dice il titolare del Viminale – per dire che lo Stato non accetterà più che taluni, che si dicono tifosi ma che in realtà sono dei teppisti e dei facinorosi, possano avvicinarsi allo stadio». Le stesse parole usate quando morì l’ispettore di Polizia Filippo Raciti, ripetute dopo la morte di Ciro Esposito. Proprio il tifoso napoletano è stato ricordato in Consiglio dei ministri: per sua madre, Antonella Leardi, ha speso parole di ringraziamento il ministro Alfano. «Ha dato un grande insegnamento a tutti quelli che pensano di rovinare con la violenza la domenica agli italiani. Ha avuto parole di serenità e pace anziché di violenza e rancore». Cinque gli interventi che puntano alla prevenzione e alla sicurezza negli stadi, come anche alla repressione. Daspo più lungo, anche al branco. Il Divieto di accedere alle manifestazioni sportive (Daspo) è esteso dagli attuali 5 anni a 8 per i recidivi. Novità di rilievo, viene introdotto anche il Daspo di gruppo. Spiega Alfano: «Il Daspo al 'branco' servirà a perseguire non solo chi tira il sasso, ma anche tutti coloro che assaltano un blindato delle forze dell’ordine vicino allo stadio». Per i recidivi è previsto anche l’obbligo di firma. «La sorveglianza speciale di pubblica sicurezza», estesa ai 'daspati', «è una scelta molto forte del governo», visto che «è una misura che si applica di solito ai mafiosi». Estesa la flagranza differita di reato. Per i reati di istigazione razziale, etnica o religiosa si potrà intervenire fino a 48 ore dall’accaduto, grazie all’aiuto delle immagini. Daspo anche per striscioni e simboli razzisti e xenofobi. Divieto di trasferta fino a due anni. La norma stabilisce una centralizzazione dei divieti a seguire le trasferte: non sarà generalizzato, ma mirato. Potrà essere disposto, fino a due anni, dal ministro dell’Interno. Meno burocrazia per stadi sicuri. «Abbiamo chiesto alle società uno sforzo per mettere a norma gli impianti». Il decreto prevede la semplificazione dei permessi necessari per la realizzazione di lavori per elevare il livello di sicurezza degli impianti sportivi: «Le amministrazioni locali dovranno rispondere sì o no alle società sportive entro 48 ore o convocarle nelle 48 successive». In arrivo anche i provvedimenti decisi dalla task force del ministero per rendere più facile l’accesso agli stadi. Nove anni a chi trucca le partite. Inasprite le pene fissate dalla legge 401/89 sull’illecito sportivo. La reclusione, prima da un mese a un anno, passa da due a sei anni, fino a nove se se il fatto influisce sulle scommesse regolari, «per chi tarocca le partite e trucca le gare». Il plauso della mamma di Ciro. «Finalmente qualcosa si comincia a muovere, ma gli interventi normativi e le iniziative delle istituzioni d’ora in poi devono esser effettivi, costanti e profondi perché non si ripetano altre tragedie come quella di Ciro» commenta la signora Leardi, madre del tifoso napoletano ucciso. Il decreto «è lodevole e condivisibile», dice il sindacato dei funzionari di polizia Siap-Anfp, che chiede però di mettere mano alla tutela legale degli agenti, alle retribuzione e alle indennità. «Primo passo importante» anche secondo Silp-Cgil. «Un buon esempio di politica del fare», dice anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito.
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