mercoledì 20 marzo 2019
La città invasa da un fiume di giovani per la marcia a 25 anni dall’omicidio di don Giuseppe Diana Tra gli striscioni anche gli appelli per il clima e per i migranti
In 20mila per ricordare don Giuseppe Diana
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La messa che non venne mai celebrata, oggi officiata da settanta sacerdoti. Ventimila persone che riempiono piazze e strade di Casal di Principe per il 25° anniversario dell’uccisione di don Peppe Diana. Soprattutto bambini e ragazzi, tantissime scuole della provincia, ognuna coi suoi striscioni. Su quello della Principe di Piemonte di Santa Maria Capua Vetere la scritta 'Noi siamo con Greta Thunberg'.

È il testimone che passa dalle piazze del #FridaysForFuture a quelle del paese di don Peppe. Ad unirle è quel 'in nome del mio popolo non tacerò' che il sacerdote mise in pratica, scontrandosi con la camorra. I ragazzi vogliono ora non tacere e così 'disturbano', imbarazzano. Anche qui. E non è un caso che tra i tanti striscioni su don Peppe, sulla legalità, contro la camorra, compaiano anche quelli sulla Terra dei fuochi, questione ambientale e di legalità. C’è un altro filo che unisce questi temi, quello della pace, rappresentato da migliaia di palloncini colorati, portati da bambini e ragazzi, come «un grande arcobaleno che unisce cielo e terra – spiegherà poi sul palco uno dei ragazzi –, che compare dopo il temporale. Don Peppe, tu sei il nostro arcobaleno ». Strana e bella coincidenza, l’anno scorso, proprio il 19 marzo alle 7.30 del mattino, un enorme arcobaleno abbracciò tutta Casal di Principe, fino al cimitero dove è sepolto don Peppe.

E dove anche quest’anno si è chiusa la marcia. Ma alle 7.30 la giornata comincia con la messa non celebrata, perché il sacerdote venne ucciso mentre usciva dalla sacrestia. La chiesa di San Nicola di Bari, la sua parrocchia, è piena. In prima fila accanto ai familiari di don Peppe e al coraggioso testimone dell’omicidio, Augusto Di Meo, c’è il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, legatissimo a questo territorio e da pochi mesi cittadino onorario di Casal di Principe. Attorno all’altare più di 70 sacerdoti. Una messa che, ricorda il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo, «viene celebrata nell’ora in cui si consumò il terribile atto di guerra tra due modi di intendere la vita, il donare e il possedere».

E parla di pace anche il vescovo. «Pace è opera della giustizia di Dio. Solo chi crede nel Cristo, chi con Gesù è diventato offerta, può dire 'pace' al mondo. Don Peppe è tra coloro che possono dire 'pace' all’umanità, perché è stato ucciso con Cristo. Don Peppe annuncia anche oggi la pace. Anche noi con lui e con tutte le vittime innocenti continuiamo a sognare una Chiesa e una società volta al bene e alla libertà. Nessuno tradisca questa speranza!», ammonisce Spinillo. È il cammino che indica anche don Franco Picone, successore di don Peppe alla guida della parrocchia e vicario generale della diocesi. «Continuiamo con lo stesso impegno di opposizione al male.

Per dire che quel seme gettato su una terra grondante sangue, ha dato tanti frutti». Davvero, come gridano i ragazzi durante la marcia, «don Peppe è vivo e vive insieme a noi». E ancora «si sente, si sente, don Peppe è qui presente». Una marcia colorata, con canti, musiche (alcune scuole partecipano suonando i loro strumenti), balli, proprio come piaceva fare a don Peppe coi suoi giovani. Si passa sotto la casa della famiglia Diana per salutare mamma Iolanda affacciata al balcone. Lo striscione in testa al corteo con la scritta 'Per amore non tacerò' è retto dal fratello di don Peppe, Emilio, dal vescovo, da Cafiero de Raho, dal presidente di Libera don Luigi Ciotti, dal presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, dal sindaco Renato Natale, da Augusto Di Meo. Ci sono anche il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, quello di Napoli Nord, Francesco Greco, di Benevento, Aldo Policastro, amico di don Peppe, e il prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto (le uniche istituzioni presenti). E poi decine di sindaci e gonfaloni, una gran bella presenza.

Li accoglie dal palco Salvatore Cuoci del Comitato don Diana. «La nostra è una sfida a migliorare il cambiamento che c’è stato e farlo ancora più bello. Vogliamo un mondo nuovo e lo vogliamo fare tutti insieme». C’è poi l’orgoglio delle parole del sindaco Renato Natale, anche lui amico di don Peppe. «La primavera è cominciata 25 anni fa non oggi. Ci attende ancora tanta strada ma siamo entrati nella storia, Casal di Principe è entrato nella storia della liberazione del Paese». E di Greta torna a parlare Cafiero de Raho, facendo un parallelo con don Peppe: «Per cambiare è sufficiente l’impegno di uno solo, come don Peppe, come Greta capace di rimproverare i grandi della Terra», ma chiede anche che «i cittadini collaborino. Se annienteremo l’omertà, annienteremo le mafie». Anche don Ciotti si collega all’attualità: «Cosa direbbe oggi don Peppe? Ci direbbe di nuovo di risalire sui tetti per annunciare parole di vita, che il bene comune si costruisce dalla capacità di accogliere, mettendosi nei panni di chi fa più fatica, per dire che l’immigrato non è un nemico ma una vittima. I veri nemici – insiste alzando la voce – sono camorra, corruzione, ignoranza, non gli immigrati. Non si devono chiudere i porti. Chi lo fa ne risponderà!». Alle parole segue il segno di migliaia di palloncini colorati, lasciati in cielo dai bambini. Il vento non li porta verso il cimitero ma sui paesi, a portare ancora il messaggio di don Peppe, sentinella, profeta e martire.

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