giovedì 30 marzo 2017
Per le 5mila famiglie che hanno scelto le scuole dell'infanzia paritarie si annuncia una stangata da 130 euro l'anno
La sindaca di Torino, Chiara Appendino (Fotogramma)

La sindaca di Torino, Chiara Appendino (Fotogramma)

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Ogni bambino torinese pagherà centotrenta euro all’anno in più per andare all’asilo. A conti fatti, è questo il risultato della decisione della Giunta Appendino di tagliare del 25% i contributi alle scuole Fism (Federazione italiana scuole materne), passando dai 3 milioni dell’anno scorso a 2 milioni e 250mila euro. Una “sforbiciata” da 750mila euro che ricadrà per intero sulle spalle (e le tasche) delle famiglie, “colpevoli” soltanto di aver scelto, per i loro figli, una scuola paritaria. Anche perché, in non pochi casi, negli asili statali non c’è posto per accogliere tutte le domande di iscrizione.

«Bisogna purtroppo prendere atto – nota il presidente Fism provinciale, Luigi Vico – di un fatto ben evidente: il Comune di Torino non tratta tutti i genitori allo stesso modo. E forse non è chiaro che nelle nostre scuole arrivano anche i bambini che non sono riusciti ad entrare negli altri istituti (comunali o statali) perché per loro non c’era più posto. Se saremo costretti a chiudere, come potranno fare? A chi si dovrebbero rivolgere? ».

In tutta la città, i bambini che frequentano gli asili sono circa quindicimila, ripartiti in modo equo tra scuole comunali, statali e paritarie. Oltre cinquemila famiglie si troveranno quindi in difficoltà e si vedranno private di un servizio importantissimo. Un servizio pubblico, necessario anche a supplire le carenze del sistema educativo torinese: «Va poi detto che c’è un vero e proprio paradosso che non è stato affatto chiarito e di cui nessuno ha fatto cenno. Per le nostre scuole paritarie, i massimali delle rette sostenute dalle famiglie sono fissati nell’ambito di una convenzione firmata proprio con il Comune, che non è stata ad oggi modificata. Quindi, da una parte ci vengono tolti i fondi, dall’altra ci viene persino impedito di alzare le rette».

Gli oltre cinquanta istituti paritari si incontreranno sabato prossimo per decidere il da farsi. Lo stesso presidente Vico sta preparando in queste ore un ordine del giorno da proporre in assemblea con una serie di provvedimenti da adottare. «Per prima cosa, presenteremo un documento in cui tutte le scuole torinesi Fism chiederanno alla sindaca di ripensarci e di rivedere le proprie scelte. Se questo non dovesse bastare, siamo pronti a mettere in atto una lunga veglia durante la discussione del Bilancio previsionale in Consiglio comunale, con una nostra presenza costante e ben riconoscibile tra il pubblico, in ogni fase della discussione». E poi, se la Giunta Appendino proseguirà nei propri intenti, la Fism già si prepara a una manifestazione pubblica, proprio il giorno dell’approvazione definitiva del Bilancio.

Ad oggi, il documento è al vaglio delle Circoscrizioni (chiamate ad esprimere un parere non vincolante), della Commissione e dei consiglieri comunali, che potranno proporre emendamenti. Insomma, se ci fosse la volontà politica, sarebbe ancora possibile scongiurare i tagli, ma a decidere non potrà che essere il Movimento 5 Stelle, che rappresenta la maggioranza in Consiglio. E il presidente Fism provinciale, per ora, si dice ottimista: «La sindaca ha detto che è sua intenzione recuperare le risorse e io mi fido delle sue parole. Intanto, però, credo sia giusto agire per manifestare il nostro dissenso. Ridurre i fondi sarebbe un errore non soltanto nei confronti delle scuole cattoliche, ma di tutti i torinesi».

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