domenica 16 giugno 2019
I timori della popolazione e dei comitati per i rischi di acqua inquinata. «Si faccia prevenzione subito» Il Comune: l’Asl ha sempre evidenziato la piena potabilità, servono fondi straordinari
ra richieste di accertamenti e minacce di denunce per procurato allarme, tiene banco nel capoluogo di provincia campano la vicenda dei bacini mai chiusi

ra richieste di accertamenti e minacce di denunce per procurato allarme, tiene banco nel capoluogo di provincia campano la vicenda dei bacini mai chiusi

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Inquietudine la mettono tutti e due. Sebbene il sindaco Mastella garantisca che tra fine agosto e inizio settembre chiuderanno. Uno praticamente dentro una discarica (abusiva e sotto sequestro dal 2017, che di fronte ha pure una scuola), l’altro a pochi metri dalla stazione ferroviaria. Due 'Pozzi di captazione acque a uso umano', dovevano aver sbaraccato da un pezzo (come previsto dall’aggiornamento 2012 al 'Piano d’ambito 2003' della Regione Campania) e adesso sono anche inquinati e pompa- no acqua bevuta dal 58% della popolazione di Benevento, circa 35mila persone, compreso l’ospedale.

L’'Agenzia regionale per l’ambiente' campana vi ha trovato tetracloroetilene oltre le soglie di contaminazione e non va affatto bene. Così la Regione Campania-Ufficio di Benevento il 13 maggio scorso ha scritto al Comune. «Determinate e constatate le condizioni di emergenza sulla contaminazione dei pozzi in atto quali 'pozzi idropotabili', di Pezzapiana e Campo Mazzoni, con supero accertato da tetracloroetilene e altri analiti – si legge nella lunga lettera al Comune beneventano –, è necessario avviare immediatamente prevenzione e riparazione previste dalla norma ambientale ».

Le analisi di febbraio dell’Arpac certificano tetracloroetilene schizzato a 3,4 microgrammi per litro nel pozzo di Campo Mazzoni e a 2,5 in quello di Pezzapiana (la soglia consentita per le acque profonde è 1,1 mcg/l). La Procura apre un’inchiesta. Mentre il balletto di carte e responsabilità era iniziato a novembre 2018, quando l’Arpac aveva trovato tetracloroetilene a Pezzapiana. Il Comune e la Gesesa (gruppo Acea, che gestisce i pozzi) si sgolavano ripetendo che però l’acqua è potabile, perché per le acque superficiali la soglia sale a 10 mcg/l – ma appunto 'superficiali', non 'profonde'... – e Palazzo Mosti minacciava anche denunce per procurato allarme. Fra dicembre 2018 e l’aprile scorso l’Arpac esamina nuovamente quelle acque profonde e s’accorge che la presenza di tetracloroetilene cresce. Così il 13 maggio la Regione scrive appunto al Comune quella lettera, che arriva alle 10, dicendogli anche di «attivare immediatamente la notifica al gestore di non utilizzare i pozzi potenzialmente contaminati », provvedere «a una diversa distribuzione delle acque della città» ed emettere «un’ordinanza di divieto dei pozzi destinati al consumo umano». Tre ore dopo (alle 13 e 12) parte la risposta, a firma del sindaco Clemente Mastella.

Poche righe con le quali rimprovera la Regione per «l’irritualità di una comunicazione inviata al solo Comune » e per «non curarsi che il soggetto tenuto alla verifica della potabilità delle acque è l’Asl», che ne ha sempre «evidenziato la piena potabilità», poi sottolinea che a dover «autorizzare il gestore, Gesesa Spa, a sostituire l’acqua dei pozzi in oggetto è la stessa Regione Campania». Dunque non c’è problema e ci fosse, non sarebbe comunale. Però, alla fine, Palazzo Mosti chiede «fin d’ora» alla Regione «finanziamenti straordinari» per «fronteggiare l’emergenza insorta». Passa un’altra ora e mezza, alle 14 e 51 arriva la controrisposta dalla Regione. Toni più 'morbidi', stessa sostanza: è «necessario concludere in tempi strettissimi le indagini già avviate dal Comune ». Il 25 maggio l’assessore comunale all’Ambiente, Luigi De Nigris, fa sapere che «l’indagine preliminare prevista in casi simili è in corso» (dalla fine di gennaio). E parte, promossa da una decina d’associazioni, una raccolta firme per chiudere i due pozzi…

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