domenica 3 aprile 2016
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ROMA Il terremoto giudiziario partito da Potenza, coi due filoni d’inchiesta sull’estrazione del petrolio in Basilicata, continua a produrre sommovimenti fino a Roma. Nell’ambito del primo troncone, i carabinieri del Noe indagano su alcuni dirigenti e funzionari dell’Eni in relazione a un presunto traffico di rifiuti pericolosi e a sistematici sforamenti delle emissioni in atmosfera nel Centro Oli di Viggiano, che fanno ipotizzare il reato di disastro ambientale. Ma a terremotare la politica locale e nazionale è stato l’altro troncone d’inchiesta, quello relativo alla realizzazione del Centro oli «Tempa Rossa » della Total a Corleto Perticara (che vede finora 5 persone ai domiciliari e 23 indagati per presunti episodi di corruzione fra amministratori pubblici e imprenditori). Tra domani e martedì sono previsti gli interrogatori di garanzia alla Procura lucana. Ma i magistrati potentini si recheranno pure nella Capitale per ascoltare, come persone informate sui fatti, il ministro per i Rapporti col Parlamento, Maria Elena Boschi, e il ministro dimissionario dello Sviluppo economico, Federica Guidi. Quest’ultima ha lasciato il dicastero dopo la pubblicazione di un’intercettazione telefonica del novembre 2014, in cui riferiva al compagno, l’imprenditore Gianluca Gemelli, dell’imminente reintroduzione nella legge di Stabilità di un emendamento prima soppresso, che avrebbe potuto avvantaggiare le aziende con cui lui era in affari. Guidi non è indagata, a differenza di Gemelli, a carico del quale i magistrati formulano accuse di corruzione e millantato credito. Ieri la procura di Potenza ha fatto sapere che presenterà appello contro il rigetto della richiesta d’arresto a suo carico, respinta dal gip Michela Tiziana Petrocelli. Il gip: Gemelli «attento agli emendamenti». Secondo quanto riportato negli atti d’inchiesta, Gemelli-si mostrava «particolarmente attento agli emendamenti che interessano comunque il settore energetico», facendo riferimento in diverse conversazioni intercettate a interessi e 'mire' non solo in Basilicata, ma anche in Sardegna e Sicilia. Nelle ordinanze, sono riportate numerose telefonate di Gemelli. In una, il 2 dicembre 2014, chiede a un altro indagato lumi su un emendamento presentato da un deputato siciliano di Ala: «No – gli risponde l’altro – di quell’emendamento non me ne frega nulla.. Ai grossi non serve a nulla». In un’altra conversazione il compagno dell’ex ministro Guidi annunciava a un interlocutore che «da gennaio cominciamo pure su Saipem... tramite Confindustria ci arrivo, mi segui? C’arrivo pure abbastanza bene. Quindi vediamo come farlo e... facciamo una passeggiata in Sardegna, ci stiamo un paio di giorni, facciamo le presentazioni... e quello che dobbiamo fare facciamo». Il filone siciliano. Ancora il gip annota che il 18 dicembre 2014, parlando con un’altra persona, Gemelli «si sofferma su alcune compagnie (Lukoil ed Esso, fra le altre)» in riferimento «all’avvenuto commissariamento di Confindustria Siracusa». L’altro ieri Gemelli, che comunque si professa «estraneo ai fatti», si è dimesso dalla carica di commissario di Confindustria nella città siciliana, ma il filone locale dell’inchiesta potrebbe allargarsi. I magistrati lucani mantengono il massimo riserbo sulla vicenda, oggetto di segreto istruttorio. Secondo indiscrezioni riportate ieri da alcuni quotidiani, confermate poi in ambienti giudiziari, fra gli indagati a Potenza ci sarebbe anche il capo di Stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi, per le ipotesi di reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze e per concorso in abuso d’ufficio, nell’ambito di accertamenti inerenti all’attività dell’Autorità portuale di Augusta (Siracusa). A lui e ad altri indagati sarebbero stati notificati nei mesi scorsi avvisi di proroga delle indagini preliminari: si tratterebbe del dirigente della Total, Giuseppe Cobianchi, dell’ex sindaco di Corleto Perticara Rosaria Vicino, dell’imprenditore Pasquale Criscuolo, del collaboratore della Camera di Commercio di Roma Nicola Colicchi e del presidente del Collegio dei Revisori dei conti del medesimo ente, Valter Pastena (ex direttore generale della Ragioneria di Stato). De Giorgi: «Sorpreso e amareggiato, mi tutelerò». «Non conosco sulla base di quali fatti il mio nome venga associato a questa vicenda – ha fatto sapere l’ammiraglio De Giorgi in una nota –. La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia reputazione nelle sedi opportune». Dal canto suo, la procura di Siracusa (eventualmente competente per territorio) precisa come nessun atto di indagine sull’autorità Portuale di Augusta le sia stato ancora trasmesso da quella di Potenza e, di conseguenza, non abbia aperto ancora alcun fascicolo sul caso: «Non posso escludere che nei prossimi giorni ci saranno contatti con i colleghi di Potenza – dice il procuratore Francesco Paolo Giordano –, ma allo stato mi pare prematuro parlarne». Nei giorni scorsi, i poliziotti della squadra mobile di Potenza su delega dei magistrati lucani, avrebbero chiesto copia di alcuni documenti sulle concessioni presso l’autorità portuale di Augusta, con la quale le società di Gemelli non avrebbero al momento alcun rapporto. Il porto è utilizzato da diverse multinazionali del petrolio (Eni, Esso, Lukoil, Sasol fra le altre), che hanno investimenti nel polo petrolchimico di Priolo Gargallo, ma fra esse non figura la Total, toccata dall’inchiesta potentina. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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