sabato 7 gennaio 2017
Castiglione (Ncd): «Agito con rigore, ma altri volevano fare carriera politica»
Un’immagine delll’ingresso al Cara di Mineo (Foto Ansa)

Un’immagine delll’ingresso al Cara di Mineo (Foto Ansa)

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Gli avvisi di chiusura indagine sono stati emessi dalla Procura di Catania il 26 novembre, ma adesso la lettura delle carte riserva sorprese che dal Cara di Mineo conducono fino ai palazzi romani. Nel mirino, la gestione del Centro richiedenti asilo etneo che, oltre a essere il più grande d’Europa con i suoi quattromila posti letto, è anche un importante 'ufficio di collocamento' siciliano, con i suoi 400 dipendenti diretti e almeno altrettanti nell’indotto. I reati contestati, a vario titolo a una decina di indagati, tra i quali Luca Odevaine e il sottosegretario Giuseppe Castiglione, comprendono anche l’acquisizione di vantaggi elettorali. Al centro dell’inchiesta l’appalto da 96 milioni e 900mila euro bandito dal 'Consorzio Calatino Terra di Accoglienza' per l’affidamento triennale della gestione del Cara. A fare da detonatore è stata 'Mafia Capitale' e Odevaine, chiamato nel 2011 come esperto. Proprio questo è stato uno degli elementi che ha indotto la Procura di Roma a trasmettere parte delle carte alla Direzione distrettuale antimafia di Catania. Ma ci sono anche appalti antecedenti all’attenzione dei pm di Catania e Caltagirone, quando al vertice del consorzio c’era Castiglione, già presidente della Provincia, il cui attuale incarico governativo non è oggetto d’indagine. Un faro sul maxi appalto era stato acceso anche dall’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone che aveva parlato di gara «illegittima» e lesiva dei principi di «concorrenza» e «trasparenza».

«Ribadisco, con assoluta serenità, di avere agito con la massima trasparenza, rigore e linearità di comportamento», dichiara Giuseppe Castiglione (Ncd) che da presidente della Provincia di Catania ebbe l’incarico di gestire, in piena emergenza profughi, l’apertura del Cara nel 2011. All’ombra del vulcano secondo i pm si era installato un bazar nel quale si negoziavano voti, incarichi, forniture. I pm Marco Bisogni e Raffaella Vinciguerra scrivono di «merci- monio delle assunzioni» in quella che è stata definita come una «spregiudicata gestione dei posti di lavoro per l’illecita acquisizione di consenso elettorale », in particolare a favore del Pdl (Politiche del 2013) e della lista civica 'Uniti per Mineo' (Amministrative del 2013), poi a Ncd (Europee 2014). Nell’atto di conclusione indagini - anticipato dal quotidiano La Sicilia – vengono individuati un procacciatore di voti (Paolo Ragusa, ex manager del Cara, vicino al partito di Angelino Alfano) e almeno due beneficiari: Giuseppe Castiglione e Anna Aloisi, sindaco di Mineo. Il sottosegretario precisa che in caso di rinvio a giudizio «finalmente potrò trovarmi davanti ad un giudice al quale spiegherò puntualmente il mio comportamento. E risponderò, punto per punto, a tutti i fatti che la procura eventualmente mi contesterà». Una cosa, però ha voluto anticiparla, lasciando intravedere una linea difensiva al contrattacco. «Mi sono sentito tradito e deluso da Odevaine - ha detto - che ritenevo persona competente e affidabile».

Agli atti dell’inchiesta non ci sono solo le ammissioni di Luca Odevaine - già vicecapo di gabinetto dell’ex sindaco Veltroni, poi del commissario Morcone, ex capo della polizia provinciale di Roma con Zingaretti fino agli incarichi nel Tavolo per i rifugiati del Viminale - ma i racconti di molti lavoratori che riferiscono di curriculum corredati da tessera del Ncd. Deposizioni come quella dell’ex dipendente assunto nel 2013 «fino alla fine del periodo elettorale», il quale racconta che all’interno del consorzio di cooperative «si sono svolte riunioni politiche alle quali mi veniva espressamente richiesto di partecipare (…) dando per scontato che il mio rapporto di lavoro era evidentemente collegato all’accondiscendenza rispetto alle richieste politiche ». Tirarsi indietro avrebbe potuto avere conseguenze. «Il mio contratto – ha raccontato un altro ex dipendente – non venne rinnovato per la mia scarsa partecipazione alla campagna elettorale della Aloisi», poi eletta sindaco di Mineo. Anche S. M. ha parlato ai magistrati della sua assunzione al Cara «due giorni prima delle elezioni per il sindaco di Mineo del 2013». «Paolo (Ragusa, ndr) mi ha esplicitamente richiesto di votare per la Aloisi» e di «far votare per lei le mie amiche». Solo che la ragazza se ne andò per qualche giorno in Svizzera, bigiando la tornata elettorale. Il contratto non le sarà rinnovato. Altri hanno riferito di assunzioni come arma per fare terra bruciata intorno ai sindaci che si ribellavano al 'sistema Mineo'.

Come a Palagonia, dove il primo cittadino Valerio Marletta (Rifondazione Comunista) non volle far aderire il suo Comune al consorzio di municipalità che governa il Cara. Per tutta risposta, sarebbero stati assunti solo suoi avversari politici. Pietro Catania, consigliere comunale a Mineo, ha raccontato ai pm di un suo cugino, prima disoccupato, che appoggiò Ragusa e Aloisi «anche in chiave di contrasto politico nei miei confronti». Risultato: assunto. Ci sono poi agende sequestrate dai carabinieri nelle quali non mancano riferimenti in codice, come il «Senatore X», non ancora individuato con certezza dagli inquirenti. Quando i pm chiedono a una dipendente come interpretare le «molte coincidenze» fra i lavoratori delle coop e gli iscritti al Nuovo centro destra, lei risponde senza titubanze: «Ai dipendenti delle cooperative di 'Sol.Calatino' viene richiesto (...) di iscriversi a uno dei circoli di Ncd, ma non si tratta di una imposizione anche se quasi tutti i dipendenti sono effetti-vamente iscritti a Ncd. Io stessa sono iscritta a uno dei circoli, quello coordinato da Paolo Ragusa».

«Sulle assunzioni», ha detto Odevaine nel corso di uno degli interrogatori, «constatammo che queste fossero gestite con la finalità di avere un ritorno elettorale esclusivamente per il Ncd». «Per me era chiaro che Ragusa - ha fatto mettere a verbale Odeavaine - era la proiezione di Castiglione». Una ricostruzione che Castiglione, parlando con Avvenire, ha smentito, alludendo semmai alle «ambizioni politiche» di alcuni esponenti locali che potrebbero aver fatto incetta di tessere per pesare di più nei circoli del partito di Angelino Alfano. «Questo – ammette il sottosegretario –, non posso escluderlo». Parole che è disposto a precisare davanti ai giudici e in qualsiasi confronto. Anche sulla scelta dei fornitori non sarebbero mancate le ingerenze. A tal punto che la cooperativa 'La Cascina', coinvolta in diverse inchieste in tutta Italia, secondo uno dei suoi manager ha dovuto accettare «la fornitura di un panificio e di una macelleria di Mineo», per evitare «ritorsioni». «Per il pane abbiamo pagato circa 20mila euro all’anno in più rispetto ad una qualsiasi altra fornitura dello stesso prodotto».

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