venerdì 18 marzo 2016
 I numeri lo dimostrano: solo il banco vince sempre
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Se un illuso si accanisce nella propria illusione, fino alla rovina, costui è il giocatore d’azzardo assiduo. Problematico e patologico, quando l’assiduità va oltre la ragionevolezza e scivola nella patologia. Dovrebbe bastare il buon senso per capirlo. Ma poiché il buon senso deve fare spesso i conti con convinzioni tanto insensate quanto radicate, ci pensano un matematico e un fisico, Paolo Canova e Diego Rizzuto, a dimostrarcelo con i gelidi numeri e i calcoli glaciali. Fate il vostro gioco. Gratta e vinci, azzardo e matematica (Add Editore, 254 pagine 14 euro) spiega, con formule addomesticate a uso degli incolti, che «c’è sempre un meccanismo matematico che garantisce al banco di guadagnare e condanna i giocatori a perdere il proprio denaro ». Sia chiaro, qualcuno vince. Magari è il fortunello che compra un solo biglietto o fa una sola giocata e porta a casa tutto. Prima o poi l’evento più improbabile accade, e un fulmine cadrà sicuramente su questa zolla, dovessero volerci diecimila anni o dieci miliardi di puntate. Ma il giocatore assiduo è destinato a perdere sempre, in un susseguirsi di vincite e sconfitte il cui bilancio finale sarà sempre in rosso. «Perdere è scritto nelle regole del gioco» è il mantra di Canova e Rizzuto. Sta nel meccanismo stesso della roulette (il ruolo decisivo dell’unico numerino verde, appartato, lo zero, è spiegato con deliziosa dovizia di dettagli e di aneddoti), sta negli insondabili algoritmi delle slot. Se qualcuno fa saltare il banco, è perché è stato così intelligente da coglierne un’imperfezione tecnica; oppure ha barato. Il matematico e il fisico descrivono l’architettura dell’abisso dell’azzardo in modo accattivante, e sono così onesti da fare quello che quasi nessuno fa: ringraziano Gabriele Gambassini, il copywriter, ossia lo scrittore professionista fantasma che alla fine ha messo in bella copia il testo, riuscendoci ottimamente. Il risultato è che il libro può essere letto senza imbarazzo anche da chi a scuola in matematica non riusciva a schiodarsi dall’insufficienza. Lo scopo di tanto sforzo? Fornire argomenti a chi combatte la sua battaglia, personale e associativa, contro la sciagura dell’azzardo. Ma anche e soprattutto fissare negli occhi il giocatore assiduo e dirgli: anche se sei convinto del contrario, anche se pensi che se più giochi più ti puoi rifare, è vero l’esatto contrario: «La ragione del nostro viaggio nel mondo attraente e fatale dei giochi d’azzardo – concludono Canova e Rizzuto – è mostrarvi i perché e i come di un destino già scritto, quello del giocatore assiduo. Un individuo non diverso da ciascuno di noi, di certo non stupido, non così sprovveduto, semplicemente vittima di chi conosce bene il suo modo di muoversi. Così bene che predispone le trappole nei punti giusti, prevedendo alla perfezione i passi falsi e in molti casi inducendo a compierli: piccole vincite, pochi premi milionari, velocità, quasi vincite, comunicazione accattivante, illusione del controllo del gioco. E quando è troppo tardi è troppo tardi». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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