mercoledì 22 settembre 2010
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Analizzare, studiare e interpretare problemi epidemiologici che riguardano la salute, il rapporto con l’ambiente e il patrimonio genetico: questo il compito del biostatistico. Ma per svolgere questa professione occorre una personalità «dalla curiosità spiccata, unita a una mentalità matematica», spiega Giovanni Corrao preside della facoltà di Scienze statistiche all’Università degli studi di Milano-Bicocca. Il corso di laurea magistrale alla Bicocca forma esperti d’analisi statistica dei dati epidemiologici, di metodi statistici per la valutazione dell’efficacia delle terapie, di metodi statistici per la genetica umana, le biotecnologie, i sistemi di monitoraggio in ambito ecologico e biosanitario, nella valutazione d’impatto dei rischi ambientali sulla salute. «Accettiamo studenti in statistica e in discipline biologiche, durante i primi sei mesi cerchiamo di unificare la formazione, creando un linguaggio comune – precisa Corrao –. Il percorso formativo risponde alle esigenze del mondo lavorativo. Va rilevato che il cento per cento dei nostri neolaureati trova lavoro, tanto è vero che abbiamo difficoltà a esaurire le richieste». Certamente non si tratta di numeri importanti, perché il percorso formativo è duro, tanto è vero che il 30 per cento al primo anno rinuncia a proseguire: «Si tratta soprattutto di studenti-lavoratori, che non riescono ad affrontare il percorso. Il nostro corso di laurea magistrale è stato inaugurato sette anni fa, mantenendo lo stesso numero d’iscritti, circa cinquanta. Abbiamo una prevalenza femminile, soprattutto negli ultimi anni». La laurea magistrale consente di esercitare funzioni di responsabilità dove sia richiesta la progettazione, la gestione, l’analisi, l’interpretazione statistica di studi sperimentali, indagini e sistemi di monitoraggio e sorveglianza con particolare riguardo alle aziende del settore farmaceutico, agli osservatori epidemiologici, ai registri di patologia, agli istituti di ricerca in campo biologico, farmacologico e ambientale, alle aziende ospedaliere e sanitarie locali, agli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, alle agenzie e strutture ambientali e socio-sanitarie. Molte agenzie e istituzioni che operano nel settore sono concentrate a Milano: si contano una cinquantina d’aziende, dove collaborano una settantina di statistici e una decina nelle Cro, le Contract research organisation. Un ricercatore biostatistico è in grado di monitorare dati, analizzando processi spaziali e ambientali in agenzie regionali per la protezione ambientale, uffici meteorologici e aziende di servizi. Si può accedere alla specializzazione indifferentemente da statistica, medicina, biologia, purché si abbia una formazione scientifica. Il biostatistico lavora in tutti i contesti dove si fa ricerca biomedica: «Nelle Cro, agenzie in outsourcing che hanno in appalto esterno la ricerca – prosegue Corrao –, ospedali, centri di ricerca come l’Istituto Mario Negri. Tuttavia si possono proseguire gli studi con dottorati di ricerca». Non esiste un albo ufficiale, tuttavia «abbiamo istituito una libera associazione di biostatistici, laureati alla Bicocca, con un indirizzario per aggiornare i nostri dati», conclude Corrao. Giliola Calori, 50 anni, si è laureata in Medicina con una tesi in Epidemiologia, poi si è specializzata in Statistica medica e dal ’90 è un ricercatore assunto all’Ospedale San Raffaele di Milano. «Quando ho terminato gli studi – racconta Giliola – nel piano-esami non c’era statistica, era solo un complementare. Poi, come sempre capita nella vita, la scelta è stata casuale ed è arrivata prima la tesi e poi la specializzazione». Giliola Calori riesce ad alternare l’attività di madre di tre figli adolescenti con quella di ricercatrice: «Lavoro nel comitato etico per la ricerca, nell’ufficio ricerche cliniche dove offro un supporto metodologico ai protocolli interni, analizzo i dati del dipartimento cardio-toraco-vascolare e infine sono docente di Statistica medica e di Metodologia dell’aggiornamento scientifico e professionale nel corso di laurea di Fisioterapia. La mia attività è varia, mi appassiona e ho lottato per mantenerla. Ho la possibilità di organizzare gli orari con libertà e questo mi consente di gestire una famiglia impegnativa». Rispetto al passato «oggi è aumentata l’esigenza di una supervisione metodologica, prosegue Giliola Calori, forse per questo motivo il biostatistico è una figura ricercata. Per affrontare questa professione bisogna avere la curiosità e la voglia di approfondire i fenomeni biologici, partendo dalla conoscenza del metodo statistico da utilizzare come strumento».
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