giovedì 1 dicembre 2016
Padre e figlia trovati morti in casa a poche ore di distanza. La ragazza era disabile: per il medico legale è un decesso naturale. Attese le autopsie.
Padre e figlia disabile trovati morti: i cuori si fermano insieme
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Faceva un gran freddo martedì sera a Torino. Ma Roberta non ci faceva caso perché era contenta. Tornava a casa, in via Negarville, alla periferia sud della città, dopo la solita giornata di lavoro. Impiegata in una cooperativa, dove tutti le volevano bene. Roberta sapeva di essere fortunata. Molti affetti da sindrome di Down, come lei, finiscono in istituto, e non sempre perché i genitori non li amano. Semplicemente, e drammaticamente, non possono prendersi cura di loro.

E loro, Roberta ormai l’ha capito, hanno un cuore più tenero di loro, gli altri, i 'normali'. Hanno un cuore senza guscio: carezze e schiaffi arrivano diretti, più forti, e fanno gioire indicibilmente o feriscono mortalmente. Roberta per fortuna ha mamma e papà che hanno potuto dedicarle tempo, sguardi, parole e carezze. Papà Gino, soprattutto, perché anche lui è fragile: ha il diabete, ha 72 anni, bisogna prendersi cura di lui e Roberta è sempre la prima a chiedergli 'come stai?', a dargli un bacio, a vedere che gli occhi di papà si inumidiscono e brillano vedendola tornare a casa serena.

Martedì sera a Torino faceva un gran freddo. Ma nell'appartamento di via Negarville faceva un bel caldino. Strano, di solito papà corre – be’, come può correre un uomo di 72 anni non in perfetta forma – incontro a Roberta. Dov'è papà? Stranissimo... Roberta controlla stanza dopo stanza e alla fine trova Gino sdraiato a letto. Altra cosa strana: Gino non va mai a dormire così presto, con la luce accesa poi. Roberta si avvicina e il suo cuore indifeso comincia a tambureggiare. Papà è così immobile, freddo, come se fosse... Morto. Roberta viene presa e travolta da quel pensiero. Adesso è una mano a stringere il suo cuore e non è una mano benevola. Lo stringe come per strapparglielo via. Roberta si sdraia accanto al suo papà: non andartene, perché te ne sei andato, e adesso come faccio?

La mamma di Roberta, la moglie di Gino, li troverà una accanto all'altro, morti. Lui presumibilmente per qualche patologia associata al diabete; lei di crepacuore. Ci sarà l’autopsia, ma quasi sicuramente (il 'quasi' è una prudenza d’obbligo) le cose sono andate così, come ve le abbiamo raccontate. Perché i legami con le persone Down sono al tempo stesso formidabili e fragili: legami fortissimi e indissolubili; ma, se l’altro non c’è più, tutto rischia di crollare in una cupa disperazione.

Sabato 3 dicembre è la Giornata internazionale delle persone con disabilità. Cade nel decimo anniversario della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, ratificata da 166 paesi. Dopodomani penseremo alle tante Roberte d’Italia, che vivono il loro legame speciale, felici di quella felicità senza ombre di cui soltanto loro sono capaci. Una felicità fatta soltanto di luce. Così meravigliosamente stupenda ma anche fragilissima: un cuore si ferma, e l’altro non sa più battere da solo.

Addio, Gino e Roberta. Ci piace pensarvi Lassù, mano nella mano, con due cuori che battono e, adesso, non possono più fermarsi.


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