martedì 5 maggio 2015
​19 opere degli Uffizi in prestito in un bene confiscato alla mafia. I ragazzi in trasferta a Firenze per imparare a "gestire" la mostra. Guarda le foto.
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Un quadro irrimediabilmente danneggiato dalla violenza stragista di Cosa nostra, «sarà messaggero di speranza e rinascita, là dove si sta risorgendo contro la violenza della camorra». Così Antonio Natali, direttore degli Uffizi, spiega la scelta dell’opera 'Il concerto' del Manfredi, squarciato dalla bomba che nella notte del 27 maggio 1993 scoppiò in via Georgofili a Firenze, strappando cinque giovani vite e sventrando alcune sale del museo. Parzialmente restaurato, pieno di buchi, il quadro caravaggesco sarà tra le 19 opere che dal 21 giugno al 21 ottobre verranno ospitate a Casal di Principe, nel bene confiscato 'Casa don Diana', per la mostra 'La luce vince l’ombra'. Ad ascoltare Natali sono i giovani del paese casertano, selezionati come 'Ambasciatori della rinascita'. Per 4 mesi saranno guide civili della mostra e del territorio, ma in 52 sono agli Uffizi, per imparare e riflettere con la guida straordinaria del direttore. Lo fanno ammirando Leonardo, Giotto, Cimabue, Botticelli,  Michelangelo. Ascoltando spiegazioni, facendo domande. Il momento più emozionante è davanti all’enorme quadro di Gerrit van Honthorst, 'Gerardo della notte', altra opera danneggiata dalla bomba di 22 anni fa. Il vento dell’esplosione ha polverizzato i colori che, però, nel buio della saletta, grazie alle luci dei proiettori, tornano a disegnare l’adorazione dei pastori, mentre attorno scorrono le drammatiche immagini di quella notte. «Così vuole essere di monito», spiega il direttore. 

«Storia, cultura, bellezza, violenza, camorra, si intrecciano in queste ore di visita in un museo che ieri, giornata di chiusura, era tutto per i giovani casalesi. Come, inaspettatamente, davanti al famosissimo 'Tondo Doni' di Michelangelo. Natali lo illustra attraverso la lettera di San Paolo agli Efesini, dove si parla della «costruzione di un’ordinata architettura» rappresentata nel quadro da un muro che lo separa in due. Un ragazzo, Giuseppe, ricorda che il direttore aveva già parlato di mura, quelle della villa confiscata «che un tempo dovevano proteggere 'altro' e che ora proteggeranno i quadri». Mura che rapppresentano il cambiamento, sottolinea. 

Giuseppe Natali sorride. «Allora il 'Tondo Doni' è un’allegoria di Casal di Principe». C’è motivazione in questi ragazzi, ma anche preparazione. Così davanti al 'Battesimo di Gesù' di Leonardo si parla di Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino, di angeli e arcangeli, i giovani 'ambasciatori' ascoltano con attenzione. «Non mi aspettavo una preparazione così forte anche se conosco il buono che da voi si sta facendo», commenta il professore. Ma subito un giovane incalza. «Ma dopo la mostra cosa resterà?». «Dipende da voi. Le istituzioni dovranno aiutarvi, ma il lievito siete voi. Il seme, malgrado le erbacce, crescerà e grazie ai giovani fará crescere nei cittadini la coscienza storica dell’importanza della propria terra». «Non la deluderemo», gli rispondono in coro. Così come Mirella Letizia, assessore comunale che li accompagna. «Agli Uffizi ho sentito un profumo di libertà che noi casalesi abbiamo respirato poco. Ma ora abbiamo imboccato un percorso che partendo dagli Uffizi può arrivare dappertutto». Perché il percorso «non è solo un esempio di partecipazione sociale – spiega Alessandro de Lisi, coordinatore del progetto – ma di un nuovo modello di sviluppo». Bellezza e lavoro.
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